…. questa è la domanda che nella quarta lezione del corso ci siamo posti ed a cui abbiamo tentato di dare una risposta.
Ogni mattina un occidentale si alza, beve il suo caffè importato, che so, dal Brasile, si mette le sue scarpette made in China, la maglietta ed i pantaloni prodotti in India, il suo orologio Svizzero e dopo aver mangiato un avocado dell’Africa si sente veramente pronto ad affrontare la dura giornata che lo aspetta. Ma ha dimenticato una cosa, di accendere la sua televisione prodotta in China, ed ascoltare le ultime news dal mondo.
Questo accade nei paesi del Nord dove si vive nel circuito del benessere.
Nei paesi del Sud, invece, si vive subendo le conseguenze generate dalla globalizzazione. Intere popolazioni non hanno più niente se non loro stesse. Non vivono più nel loro villaggio, si spostano sedotti da nuovi stereotipi dettati dalla cultura occidentale, vanno nelle grandi città attratti dalla prospettiva di trovare un lavoro ed un salario per vivere.
Rimane difficile spiegarsi come, alla luce della povertà e della fame che regna in tali paesi, sia possibile rintracciare degli elementi a-tipici come la coca cola, magliette americane, televisori di ultima generazione. Questi elementi stonano profondamente alla luce del contesto in cui vengono rintracciati. Ma poi basta pensare alla globalizzazione, alla liberalizzazione del mercato e tutto ha un senso, tutto si spiega.
La globalizzazione ha avuto una serie considerevole di conseguenze sulla vita degli esseri umani, di tutti noi. Una fra tutte non deve passare inosservata: l’uniformazione di massa. Ormai i bisogni, i desideri, i valori sembrano essere gli stessi ovunque. C’è la perdita del rispetto per le proprie radici, per i propri valori, in poche parole, per la propria cultura.
Quando parliamo di progetti di sviluppo non possiamo e non dobbiamo sottostimare le peculiarità delle zone target dell’intervento.
Un’analisi dell’economia del paese, delle abitudini, della religione delle idee e delle credenze e le leggi che vigono nella popolazione sono fondamentali per la riuscita di un progetto. Affinché un intervento possa avere dei buoni frutti è impensabile che si adotti un atteggiamento didattico od anche dittatoriale del tipo “devi fare questo” “devi fare quello”. È essenziale costruire un dialogo paritario con le popolazioni del luogo, promuovere un processo decisionale e di crescita che coinvolga attivamente le persone nella realizzazione del progetto stesso. In una realtà in cui le uniche sicurezze sono la fame e la povertà non si può pensare di cambiare tutto con lo scoccare delle dita. L’impotenza appresa genera una sensazione di sciagura imminente che blocca le attività, il pensiero, l’azione. Non si può pensare di intervenire su di una realtà senza impegnarsi nell’analisi delle sue molteplici sfaccettature. Non si possono scindere ed analizzare separatamente l’economia, l’organizzazione della società e le sue credenze come fossero elementi distinti. È impensabile oltre che impossibile!
La società è costituita da individui che sono influenzati dalla società stessa, la quale ha delle regole che il singolo è portato a rispettare. Alla luce di tali elementi un progetto deve porsi degli obiettivi a lungo termine che si avvalgano dell’utilizzo delle risorse e degli attori locali.
Proporre degli obiettivi, coinvolgere attivamente la popolazione nella messa in atto del progetto sono dei mezzi efficace per promuovere l sviluppo del senso di efficacia delle persone che vi prendono parte. Le popolazioni locali avranno la possibilità di poter sperimentare la sensazione di poter fare qualcosa per il loro futuro, di modificare la loro condizione di fame e povertà.
Indispensabile per la riuscita del progetto sarà il rispetto della cultura del popolo in questione, intesa come insieme di norme , regole, saperi, abilità, idee, valori, miti, divieti che si trasmettono di generazione in generazione. Questo permetterà un intervento di gran lunga più efficace di quelli che non ne tengono conto. Ricordiamo che ogni cultura di per sé è unica ed irripetibile e come tale deve essere rispettata e deve avere la possibilità di esprimersi liberamente in tutte le sue forme.
Diana De Iuliis