Non è passata una settimana dal ritorno dall’Angola e sono ancora alla disperata ricerca di riuscire a mettere a posto l’enormità di foto che ho scattato.
Un po’ tutti aspettano queste foto, Lumbelumbe, i ragazzi di Roma,i ragazzi di Mogliano, i medici del Burlo Garofano, ospedale pediatrico triestino, che operano a Luanda ed anche i vari Padri delle Missioni Salesiane che abbiamo visitato ed anch’io che spero,in tutta franchezza,di riuscire a farne qualcosa.
Questa mattina complice la splendida giornata, sono andato a fare un giro sul lungomare della mia città e mentre mangiavo un gelato, seduto su una bitta, dando le spalle al lento e tranquillo traffico di una domenica di fine agosto, guardando il mare, mi sono apparse come in un flash-back tutte le immagini e le sensazioni di queste tre settimane passate in Angola.
Il mare che unisce,il mare che divide.
Questo liquido riesce allo stesso tempo bagnare le coste dell’Angola e quelle di Trieste ed in egual modo rappresenta una barriera liquida che divide questi due paesi, questi due continenti da chilometri di distesa umida.
Allora,pur essendo tanto veloce a fare fotografie quanto pigro nello scrivere, ho deciso di mettermi sul computer per imprimere i ricordi di questa ”vacanza” prima che svaniscano come il gelato che sto mangiando.
Non saprei da dove iniziare ma credo che i “ragazzi”, scusate se uso questo appellativo, siano un ottimo punto di partenza.
Non vi ho frequentato sempre, anche perché ho fatto il Jolly nelle varie missioni ma nel poco che Vi ho visto, ho condiviso con Voi degli attimi intensi, sono stato presente ai Vostri cambiamenti, alla presa di coscienza di un luogo così difficile come può essere l’Angola, alle Vostre crisi ed anche ai Vostri momenti di rabbia perché pensavate che tutto quello che avete fatto era poco o niente nell’enormità delle cose da fare.
Ma penso che se un domani qualsiasi persona che si presenterà ad N’dalatando verrà accolta con un”VINCE AMICU MIO”da parte dei bambini sarà una enorme vittoria.
Il fatto che più di qualche bambino abbia “preso” una matita colorata e quando su un pezzo di carta sporco, stracciato cercherà di fare un fiore o un animale penserà a Voi, sarà una vittoria.
I cerotti che avete messo anche a coloro che Vi mostravano dei graffi da mesi guariti sono una vittoria perché avete dato a quei bambini un’attenzione che non avevano mai avuto.
Il fatto di venire accolti come dei fratelli e assaliti a tal forza che spesso le magliette ne portano l’indelebile ricordo è sempre una vittoria.
Potrei continuare con esempi di cose che avete fatto, che hanno cambiato Voi e le persone che Vi circondavano, a me fotografo e giornalista, un po’più datato di Voi e più smaliziato dai viaggi nelle zone di crisi del mondo, pur avendo un limite diverso, avete dato una grande lezione di vita e di freschezza morale, perché ho conosciuto delle persone che, sono sicuro, sapranno migliorare questo mondo, avranno una esperienza che se condivisa con i Vostri coetanei, farà capire di quante cose inutili ci circondiamo, dimenticando la cosa fondamentale, la bellezza della vita stessa.
Forse non sarete testimoni di questi avvenimenti, lo saranno i Vostri figli o i Vostri nipoti ma sarete stati Voi a dare l’impulso iniziale e questo Vi rende diversi e nel mio cuore avrete sempre un posto speciale, per me, abituato a vivere i viaggi come un’esperienza personale e solitaria.
Essendo un laico e, devo essere sincero, frequentando poco l’ambiente Cattolico e dei Salesiani, è stata una meravigliosa sorpresa trovare una organizzazione così ben strutturata e radicata nel territorio, di questo devo ringraziare un poco tutti i Padri missionari che ho conosciuto ma in particolare modo, Padre Filiberto con il quale ho condiviso il lungo e terribile viaggio da Luanda e Luena e ritorno,oltre 3000 km di strada, pista, sterrati, burraco e di tutto quello che si può trovare lungo le strade di un paese africano.
Con lui in un misto di portoghese, spagnolo ed italiano ho condiviso un viaggio di oltre 30 ore e con lui mi sono aperto come non ho mai fatto nella mia vita, nemmeno i miei amici più intimi hanno avuto la possibilità di condividere questi miei pensieri, muito obrigado a Vossé, Padre.
Un ricordo particolare và sicuramente a padre Marcelo che con la sua bonaria energia atomica dirige il centro don Bosco della Lixeria e tutti i piccoli centri salesiani annessi a questa realtà, di te Padre ricorderò come con un cenno delle tue sopraciglia incolte, una linea unica che taglia a metà il viso, centinaia di bambini zittiscono e ti stanno ad ascoltare.
Ricorderò padre Roberto, canuto, ma come un baobab dritto e maestoso affronta i monsoni, tu affronti nei giorni le difficoltà di riportare alla realtà i bambini di strada, scegliendo di andarli a cercare nel loro ambiente tra rovine e ferri arrugginiti durante la notte nel momento più difficile e più pericoloso.
Ricorderò padre Cassoma, grande appassionato di basket, unico angolano tra tutti questi padri che ho conosciuto con il grande sogno di riuscire a cambiare la visione del futuro del suo popolo.
Ricorderò tutti i bambini che ho fotografato, porto la loro testimonianza nel mio computer, in particolar modo quelli di Boa Vista, per arrivarci bisogna scendere per un centinaio di metri nelle immondizie come fosse un sentiero di montagna e dove ho visto più di qualcuno di noi arricciare il naso all’odore terribile che queste immondizie sprigionano,Voi mi avete ricordato che bisogna gioire di quello che si ha al momento, un pallone, un corda anche solo un pezzo di legno che possa servire per giocare.
Un piccolo ma meraviglioso ricordo ai medici dell’ospedale Divina Providencia, tanti sono degli specializzandi di un ospedale infantile della mia città che con affetto e dedizione cercano di curare bambini affetti da cose terribili come hiv, tubercolosi, malnutrizione ed anche malattie che solo in africa possono esistere come lo kwasharkor, con loro ho passato dei momenti speciali.
Un bellissimo ricordo va ad una persona con le quale ho condiviso solo una giornata, Anna,una architetto che segue il progetto della casa del miele, lei come una guerriera ogni giorno si faceva 2-3 ore di pista africana per raggiungere il sito dove la casa del miele sorgerà e dove ogni giorno doveva combattere con i problemi pratici africani e solo un incidente stradale è riuscito a fermarla.
Adesso rimane il ricordo dell’Angola o forse dovrei dire dell’Africa che ogni volta riesce a colpirmi dritto nel cuore con le sue contraddizioni, un continente dove non esistono vie di mezzo, dove amore, odio, violenza, pace, ricchezza e povertà si mescolano in una maniera che solo in Africa ho potuto trovare ed ogni volta riesce a far scaturire dentro di me le medesime contraddizioni, l’odio e l’amore per questa terra mi arrivano violente dal cuore e dal cervello vedendo e fotografando quello che ho davanti.
Mi dispiace che questo era il Loro inverno ma l’alba a Luena alla partenza con padre Filiberto, con 6 gradi di temperatura ed un cielo terso come poche volte si può vedere nelle nostre industrializzate ed inquinate città sarà un ricordo indelebile.
Anche la Lixeria con la sua puzza e sporcizia sarà un ricordo perché ogni luogo ha un suo odore e quello sarà per me l‘odore di Luanda che porterò nel cuore
L’ultimo ricordo va ad una collega, Paola, che tanti mesi fa, per caso, mi ha fatto conoscere questa organizzazione Lumbelumbe che mi ha permesso di compiere questo viaggio e di conoscere questa nuova realtà,quindi……
Grazie Paola e grazie Italo per l’esperienza che ho potuto fare tramite il Vostro aiuto.
Claudio Tommasini