Archivio del 2011

“adeus adeus amigo adeus…” arrivederci arrivederci amico arrivederci

Martedì 13 Settembre 2011

 

“adeus adeus amigo adeus…” “não importa o lugar…”(arrivederci arrivederci amico arrivederci non importa il posto…)
“não fique triste eu vou partir mas voltarei…” (non essere triste..io devo andare… ma tornerò)
Nessun’altro addio è stato mai così emozionante… Facevamo il conto alla rovescia da una settimana…ma non era un conteggio gioioso e scalpitante, piuttosto una presa di coscienza del tentativo mal riuscito di bloccare il tempo…
“Já foram três semanas?Jà???”… sì, già sono trascorse 3 settimane.. sono volate… abbiamo vissuto ogni attimo assaporandolo fino in fondo… abbiamo dato il meglio di noi in ogni piccola cosa… siamo entrati nella vita di moltissime persone..e moltissime persone sono entrate nella nostra… gli occhietti tristi dei bambini dopo aver saputo che ce ne saremmo andati trasmettono emozioni indicibili ed è impossibile non promettere di “voltar” (tornare)… torneremo… non sappiamo quando ma torneremo.. è una promessa…
Un bimbo tenerissimo ci fa diversi disegni con dedica ringraziandoci per l’allegria, per le “brincadeiras”(i giochi) e per ogni momento vissuto insieme e augurandoci tutto il bene possibile… altri ci regalano le “pulseiras” (i braccialetti) di cui si privavano con una felicità impressionante… altri corrono a cogliere dei fiori e ce li portano.. un altro ci regala un lecca-lecca che aveva in tasca…
I loro visi… ogni istante vissuto insieme resteranno per sempre nel mio cuore… ”o vosso sorriso marcou meu coração” (il tuo sorriso è impresso nel mio cuore mio cuore)… anche le stupende suorone tenerone ci riempiono di regali… e noi non possiamo far altro che strapazzarle di coccole… tutti sono dispiaciuti per la nostra partenza.. da giorni ci ripetono che avranno moltissima “saudade” (nostalgia) di noi… sapessero quanta ne ho già io…
Il “carro” è pronto… il “motorista” pure… i ragazzi pre-novizi nostri amici però stanno ancora dicendo le orazioni mattutine… appena terminate si precipitano a salutarci… ci abbracciano forte.. e io anche… cuore a cuore… nel tentativo di sentirci uniti per l’ultima volta… nel tentativo di fonderci… per restare insieme… corrono a prendere la chitarra, il recu recu ed il battuque e iniziano a salutarci come si deve… con canzoni angolane di addio… è iniziato tutto cantando e “finisce” cantando… l’emozione e l’affetto che proviamo tutti li percepirebbe anche un cieco… ho imparato anche io quelle canzoni che risuonano nell’aria ormai da giorni e le canto insieme a loro con tutta la voce che ho, perchè questo è il modo più bello, più puro, genuino e fantastico di ringraziarli di tutto… di ogni parola scambiata…dei miliardi di risate… degli scherzi… del bene che ci hanno dimostrato…
Mi mancheranno tutti da impazzire.. .mi mancherà il funji (polenta fatta con farina di mandioca).. l’odore delle sardine a colazione con cui ho imparato a convivere … mi mancherà tutto… ma proprio tutto!!
Ma non è un addio… è uno stupendo ARRIVEDERCI… questo è poco ma SICURO!
“foi tão bom para caminhar convosco, mas é impossível esquecer o passado e é assim que eu queria fazer a minha vida convosco… adeus amigo adeus… o vosso sorriso marcou meu coração”
(è stato stupendo camminare con te.. .ma è impossibile dimenticare il passato.. io avrei voluto passare tutta la mia vita con te… addio amico… il tuo sorriso è inciso nel mio cuore)
Giulia Giulietti

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Viajar de barco (viaggiare con la barca)

Mercoledì 31 Agosto 2011

 

Sono le 6.30 qui a Dondo. Il sole sta sorgendo lentamente ma è coperto da un fitto strato di nuvole che rende questa mattina angolana particolarmente fredda rispetto a quello che ci si aspetterebbe dalla calda Africa.
Io ,Paola e Giulia ci stiamo dirigendo insieme a tre prenovizi del centro dei salesiani, verso il fiume Kwanza,un’imponente corso d’acqua distante solo poche centinaia di metri dai nostri alloggi. Il programma di oggi consiste nel prendere una barca per raggiungere i villaggi più lontani situati in mezzo alla foresta. Oltre ad essere un modo piacevole e divertente per spostarsi all’interno della regione, la barca rappresenta soprattutto una necessità: qui in Angola la rete stradale lascia molto a desiderare, nonostante le recenti opere di costruzione di nuove vie e la ristrutturazione di quelle già esistenti, le strade sono poche e dissestate e per arrivare nelle zone rurali si è costretti a spostarsi su percorsi sterrati molto scomodi.
L’imbarcazione che ci attende è lunga circa cinque metri,il giusto per accogliere noi,i prenovizi e altre quattro persone che ci accompagnano con relativi bagagli. Il paesaggio che ci circonda lungo il tragitto è meraviglioso: piccole radure si alternano a foreste molto fitte da cui spiccano maestosi i baobab,alberi enormi che raggiungono i venti metri di altezza da cui si ricava un frutto utilizzato per fare i gelati.
Dopo circa due ore cominciamo ad avvistare i primi insediamenti. Decidiamo di dividerci in tre gruppi in modo tale da poter visitare villaggi diversi e interagire con più persone. Io e Avelin siamo gli ultimi a scendere. Appena sbarcati veniamo calorosamente accolti dal capo villaggio e dal maestro,insieme ai quali ci dirigiamo verso la chiesa,una piccola casetta di legno e lamiera costruita su una collina. Il villaggio è piccolo e molto povero,la maggior parte dei bambini vanno in giro nudi o con pochi stracci,sono sporchi e presentano segni evidenti di malnutrizione. La vista di questi bimbi cosi malridotti sarebbe uno spettacolo molto duro da vedere,ma ormai i nostri occhi si sono abituati a scene come queste che costituiscono una dura realtà ,quotidiana, in questo paese.
Le persone in chiesa sono poche,sei-sette adulti e cinque bambini. Il maestro mi spiega che il motivo di questa partecipazione cosi modesta è dovuto al fatto che i bambini invece di studiare sono costretti ad andare a pescare,che è l’unica vera attività economica del paese in grado di sfamare la gente,e quindi costituisce l’unico futuro possibile per i ragazzi. Dopo il catechismo andiamo a giocare con i bambini,avevamo portato un pallone ma se ne sono impossessati i ragazzi più grandi,e Avelin mi spiega che non ci si può fare niente . Dopo un’oretta passata a giocare arriva il momento di mangiare. Il pranzo è semplice a base di pesce,pomodori e patate,viene preparato su una tavola di legno appoggiata per terra. Ancora una volta nonostante la semplicità e l’ovvia modestia del nostro pasto rimango colpito per l’incredibile generosità della gente,pronta a mettere a disposizione di tutti quel poco che ha.
Tiziano Luce

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Dom Bosco… festa da solidariedade - domingo 21 agosto (Don Bosco festa della Solidarietà)

Mercoledì 31 Agosto 2011

È domenica ed è festa a Dondo…è festa grande per i Salesiani perché si celebra l’anniversario della nascita di Dom Joao Bosco, il fondatore della congregazione. Tutta la comunità di Dondo da una settimana è in febbrile agitazione per preparare la cerimonia… tutta la citade (città) risuona dalle prime luci dell’alba (qui ci si alza alle 5.30!!!) alla sera di canti… suoni… risate… profumi… rimbombo di martelli… vociare dei bambini… tutti sono impegnati… e allora anche noi ci immergiamo!
Incontro Maria Augusta, Sao e Nuncia, le cuoche del Centro… bom dia (buon giorno) esclamano in coro appena mi vedono… chiedo loro se posso aiutare in qualche modo… sono felicissime… e in men che non si dica mi ritrovo in cucina seduta sulla mia piccola panca… a sbucciare patate… cipolle… e a pulire il pesce… sono una di loro!
Mi raccontano dei figli… dei nipoti… ridono… ridono sempre… mi chiedono di me e vogliono sapere tutto… ci tengono a spiegarmi che cosa prepareremo per pranzo… e alla mia traduzione in italiano… le risate si fanno fragorose… Sao non riesce a pronunciare “patata” e tutti scherzano tentando di ripetere esattamente la pronuncia!
Mentre lavoriamo il fuji (polenta), cacusso e carapao (tipi di pesce) la kisaka (verdura ripassata) tutte cantano… l’allegria di queste donne è contagiosa… senza accorgermene canto anche io… storpiando le parole…
È giunta l’ora di andare alla messa… Sao, Maria Augusta e Nuncia si preparano… sono bellissime… hanno messo i grandi pannos (fazzolettoni) che qui usano come gonna, scialle e copricapo…. sono coloratissime!!!
Mi prendono per mano e ci dirigiamo a piedi alla Chiesa… sembriamo adolescenti in gita scolastica ed è bellissimo… arriviamo alla cerimonia e sembra di entrare in un arcobaleno di luci e colori… inizia la funzione… o meglio iniziano le danze!! I corpi e il ritmo della musica diventano un tutt’uno… tutta la comunità è unità in questa preghiera danzante alla quale nessuno può resistere… nemmeno io!… e così per 4 ore le mie mani e i miei piedi si muovono all’impazzata… tutti sorridiamo… la gioia è immensa… sembra che tutti non aspettassero altro… mi fissano e mi incitano a darci dentro!
Sulla strada del ritorno stanchi e felici… Giulia, Tiziano ed io ancora cantiamo le canzoni della giornata… specialmente quelle in Kimbundu (lingua locale)… di cui tutt’ora ci sfugge parte del significato!
Paola Mataluno

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Aldeia di Sete (Villaggio di Sete)

Mercoledì 31 Agosto 2011

  

Ore 8… si parte per Sete… Padre Agostino è di bianco vestito come sempre… fa morire dal ridere già di prima mattina… ha sempre la battuta pronta… a 71 anni uno spirito e una energia del genere sono qualcosa di sensazionale… è un miracolo della natura quest’uomo…
Carica sul furgoncino diversi attrezzi e sacchi… poi saliamo noi..dopo appena 100 metri iniziano a saltar su le prime persone… poi altre… poi altre ancora… la strada è dissestata, stracolma di burracos (buche, bè in realtà più burroni che buche) e il nostro supermezzo sobbalza costringendoci ad ancorarci su qualsiasi appiglio per riuscire a rimanere a bordo… la gente continua a salire… i bimbi si infilano in ogni buco disponibile e non…le loro teste sono tra le nostre gambe… tra le nostre braccia… appoggiate ai nostri fianchi… e quelle dei bebè accanto ai nostri piedi… ormai non è più un semplice camioncino ma una leggenda..una cinquantina di persone ammassate gioiose, festanti e cantanti sono con noi mentre padre Agostino mette la terza anche su strade improponibili… non vuole perdere nemmeno un secondo prezioso per stare insieme… dunque sfreccia come un pilota alla guida di un’auto sportiva tranciando ogni ramo che si trova sul suo cammino… i bimbi appoggiati alla parte più esterna del veicolo sono i più esposti all’urto con gli arbusti ma più sentono il dolore più cantano forte… senza questo mezzo dei Salesiani non potrebbero riunirsi con la gente di altri villaggi una volta a settimana… scendiamo e il Padre rifà il viaggio per caricare altre persone da portare nel luogo dell’incontro…
La gente ci accoglie sempre in una maniera fantastica qui… sorrisoni astronomici e strette di mano eloquenti… nell’attesa di padre Agostino cantiamo cantiamo cantiamo e danziamo…
Inizia la messa… qui la messa è completamente diversa dalla nostra… è una festa fatta di canti spumeggianti, danze al ritmo incalzante del battuque (bongo) e del recu recu o più semplicemente al ritmo di una tanica di latta battuta da un rapaz (ragazzo)… contribuiscono a determinare il ritmo anche le innumerevoli mani presenti….
È arrivato anche il nostro momento… una catechista stracontenta ci prende per mano e ci insegna i passi di un ballo… non appena ci muoviamo tutti ridono… poi riusciamo ad imparare e ci applaudono mentre Padre Agostino emozionato tenta invano di riprenderci con la videocamera…
Dopo la cerimonia ci aspettano i bimbi a cui insegniamo a giocare a “ruba bandiera”e diamo come premi alla squadra vincente dei peluches e pupazzetti che avevamo portato dall’Italia… in un primo momento i bimbi guardavano questi oggetti con sospetto… poi non si sono più staccati da questi…
Arrivata l’ora di pranzo la gente dei villaggi riuniti mangia a terra… a noi hanno riservato un posto da principi all’interno di una capanna anche detta “Grande Hotel” da quel simpaticone di padre Agostino… mangiamo fuji, (una specie di polenta fatta con la farina di mandioca) cacusso (un tipo di pesce), feijões con olio di palma (fagioli), beviamo marufo (bibita alcolica fatta con succo di palma)… non appena puliamo il piatto Mamà Maria ce lo riempie… ci stappa anche la bottiglietta di coca-cola con la forchetta perché non siamo capaci ed è contenta di esserci d’aiuto…
È ora di ripartire… il Padre riporta la prima gente nelle proprie case e noi intanto facciamo ai bambini e agli adulti le foto che tanto amano…
Tutti continuano a chiederci per quanto tempo rimaniamo… alla risposta “ripartiamo il 6 settembre” il commento è “di già??????????’ troppo poco tempooo dovete rimanere mesi… anni… toda a vidaaaa
…il tempo è proprio volato ma so solo che nel nostro piccolo abbiamo lasciato tanto… per alcuni potrebbe essere qualcosa di ineffabile… ma qui vi possiamo assicurare che è tanto reale e concreto da non crederci… si vede nei volti della gente…
Una signora di un villaggio in cui eravamo stati vedendoci per strada a Dondo ci ha fermato dicendoci “você tem um grande coração (voi avete un cuore grande)” … noi, che a volte ci sentiamo inutili… noi, che viviamo intensamente ogni attimo con la speranza di trasmettere il massimo alle persone che ci circondano… noi, che non ci tiriamo maii indietro… noi, che vogliamo solo poter rallegrare la giornata a qualcuno e a volte ciò ci sembra poca cosa… noi, che alle parole della signora ci siamo sciolti come panetti di burro sotto il sole…
La gente ci adora eppure non abbiamo fatto cose grandi… abbiamo solo donato completamente noi stessi e tutte le nostre energie e risorse… Torneremo… ma se non fosse così loro rimarranno per sempre nei nostri cuori… e noi nei loro…
Giulia Giulietti

 

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Centro de Saùde du Dondo (Centro di Salute di Dondo)

Giovedì 25 Agosto 2011

E’ difficile scegliere che cosa raccontare della nostra esperienza qui in Angola…
Sono tanti gli incontri, le persone, i colori, gli odori… vorremmo potervi trasmettere tutti i nostri pensieri e le nostre sensazioni, vorremmo che poteste vedere attraverso i nostri occhi e sentire attraverso il nostro corpo l’Africa.. questa Africa… perché le parole a volte non riescono a descrivere… tutto.
Appena arrivati qui a Dondo, presso la casa dei Salesiani di Padre Victor, siamo andati a visitare il Centro di Salute delle Suore di Santa Maria Ausiliadora, portando i nostri medicinali, scampati ….. ai controlli della polizia aereoportuale.. in una piccola casa rossa …in mezzo alla polvere, al fango e alle case che in realtà sono baracche. Il centro è diretto da Suor Alfonso Maria che ci ha accolto con un sorriso, mai visto nella mia vita, grande e caldo come il sole, con una allegria contagiosa… ci ha abbracciato e baciato come se fossimo i suoi amici di vecchia data… eh si qui in Angola tutti ma proprio tutti ti trattano come se ti conoscessero da sempre… non esiste diffidenza non esiste differenza. Appena entrati, cento occhi ci hanno guardato e sorriso, donne e bambini per la quasi totalità. Nonostante l’evidente sofferenza fisica, il pianto dei più piccoli, il dolore… c’èra una compostezza e una dignità particolare in quelle persone, deboli e forti allo stesso tempo. Non ho avuto il coraggio di tirare fuori la mia macchina fotografica da europea, ho avuto timore di violare forse il loro unico bene …la propria persona…
Il Martedì, mi dice la sorella più giovane, Suor Agostina, c’è tanta gente perché il Lunedì il centro è chiuso. Volto lo sguardo e alla mia destra, nel cortile, quella che mi era sembrata una moltitudine, mi è apparsa all’improvviso poca cosa, una marea di corpi seduti sulle panche e per terra aspetta paziente il proprio turno per il laboratorio di analisi.
Subito le suore ci hanno fatto entrare con loro a visitare i pazienti, Suor Maria i bambini con Tiziano, Suor Agostina gli adulti con me e Giulia con Castello e Juma al laboratorio di analisi.
Le suore qui sono medici, infermiere e farmaciste allo stesso tempo, gli adulti che visitiamo ( Suor Agostina mi fa prendere la pressione a tutti …!!!!) entrano a capo chino nella stanza, parlano con un filo di voce .si vergognano, forse, per la mia presenza… hanno tutti la malaria, la febbre, la diarrea, difficoltà respiratorie, malattie della pelle che sembrano consumarla dolorosamente. Suor Agostina è molto giovane ma si muove come un medico esperto, con tono quasi duro domanda i sintomi ai pazienti, li visita, …li sgrida, soprattutto i più giovani, quando non dicono esattamente il punto dove hanno dolore, insegna loro la differenza tra stomaco, intestino, fegato. Finita la visita, però, Suor Agostina sorride, dolcemente, chiede a tutti dove abitano come stanno le famiglie, scherza con loro …li abbraccia… e prescrive le analisi che dovranno fare. A tutti da una o due pasticche, per alleviare …forse… il dolore.
I bambini stanno peggio mi dice Tiziano mentre ci incontriamo nel corridoio, sono tutti denutriti, hanno la malaria ovviamente, ma anche il tifo ed il colera, l’anemia, tantissimi hanno croste indescrivibili su tutto il piccolo corpo alterato. Le suore ci dicono che, quando i bambini sono denutriti e disidratati, i genitori praticano dei tagli, sulla testa dei piccoli, credendo che attraverso le ferite aperte possa entrare nel corpo acqua e nutrimento ….Tiziano è sofferente ….lo vedo che ausculta il cuore dei piccoli pazienti …con il volto tirato… e Giulia che ci raggiunge mi racconta che nel laboratorio i due infermieri, nonostante la carenza di lacci emostatici e provette sono bravissimi, in poco tempo riescono a fare le analisi a tutte quelle persone, lavorano incessantemente, senza guanti …perché qui è difficile trovarli…
Mi rendo conto che i medicinali che abbiamo portato, mi sembravano tantissimi, sono niente. Suor Agostina, forse intuisce il mio smarrimento, e sorridendomi mi dice che ha già cominciato a distribuire le nostre medicine.
Usciamo dal centro di salute nel pomeriggio tardi accompagnati da tutti che si salutano e …ci ringraziano… e dentro sento anche io il bisogno di dire grazie.
Paola

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As crianças estão esperando por nos…… (I bambini ci stanno aspettando …)

Lunedì 22 Agosto 2011

Pedro, Chiesi, Geronimo (Giò Giò), i prenovizi, ci chiedono di accompagnarli a quello che loro chiamano oratorio… un momento di estrema spensieratezza e felicità per i bambini di diversi quartieri di Dondo, tutti estremamente poveri…
Appena lasciata la missione dei Salesiani ci rendiamo conto che la miseria pura regna sovrana… nessun lamento però si leva… qui si prende il buono da ogni cosa…
Mi resterà per sempre impressa nella mente la canzone cantata da Giò Giò che faceva così: Eu nao tenho nada oh senhor, mas eu te dou minhas mãos para abraçar, …nao tenho nada (non ho niente oh Signore, ma ti do le mie mani per abbracciare…  non ho niente), questo non mi impedisce di donarmi agli altri… è proprio così… qui la gente si saluta in continuazione indipendentemente dal fatto che ti conosca o meno… ti saluta perchè sei suo irmao (fratello)… sei un essere umano… bianco o nero poco importa.
Non potevo mai immaginare di vedere esplicato così bene il proverbio “tutto il mondo è paese” mi sembra di conoscere le persone da una vita… i bimbi per strada ci chiamano da lontano e ci corrono incontro per salire sulle nostre spalle… ormai li stiamo abituando così. In tre millesimi di secondo passano dallo scrutarti con aria interrogativa all’adorarti alla follia e a ridere di gusto per ogni faccia buffa che fai.
…potrei parlare delle piaghe fisiche di ogni bimbo e ne ho viste tante… potrei parlare dei liquami e dei rifiuti e di ogni altro tipo di oggetti taglienti tra i quali vivono… potrei parlarvi degli stracci che indossano… potrei parlarvi delle bimbe di 5 anni che si caricano i fratellini piccoli sulla schiena che diventano parte integrante del loro corpo… potrei parlarvi dei pesi che tutto il giorno portano in testa.
Invece vi parlo delle loro treccine fantastiche… delle postissos, ossia le extension… dei loro sorrisi fantastici e delle risate di gusto… dei loro occhi vivi e limpidi che in Italia si vedono nella minoranza della gente… occhi in cui ti rispecchi… occhi che sono il mezzo di comunicazione più efficace… vi parlo dei miliardi di bacetti ricevuti dalla crianças…  (bambini…) vi parlo del gioco che a loro piace da morire che prevede l’utilizzo di un calzino riempito di terra a mò d palla e i tappi… vi parlo della favola di chapeau Rosso, (cappuccetto Rosso) rivisitata da noi per renderla più attinente all’ambiente, sostituendo il lupo con l’antilope e introducendo la nonna che si nasconde per mangiare fruta de pinha (frutto tipico del luogo), la quale storia ha scatenato la nascita del tormentone chapeau Rosso cantato sulla via del ritorno e accompagnato da balletti e risate…
Quando era giunta l’ora di salutarsi i piccolini non volevano più lasciarci nonostante la promessa di tornare.
Pensavo che venendo qui sarei rimasta tramortita dalla visione della loro condizione… invece lo sconvolgimento c’è stato ma la rassegnazione e la disperazione no, perchè in questa situazione più si pensa e peggio è… La cosa migliore è concentrare tutte le energie nel cercare ogni giorno nuovi metodi per far svagare i bimbi e i grandi… perchè la vita è fatta di attimi ed è data dalla somma di molti momenti felici… sentire gridare dalla crianças con gioia: voce aprendeuuuuuuuu!!!!!  (hai capitooooooo!!!!!) quando riusciamo a fare un gioco da loro insegnato in portoghese (che ora iniziamo a parlare un po’ grazie alle conversazioni con i prenovizi) senti, a posto del normale battito del cuore, un rullo di tamburi e le endorfine che si liberano in quantità industriale.
Amo questo posto… amo da morire il modo della gente di dare il benvenuto: Nós estivemos esperando por você aqui… (vi stavamo aspettando…) amo la loro capacità di resistere… amo la loro bontà… felicità
Questa è la mia Africa… tornare in Italia sarà dura…
Giulia Giulietti

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PRIMEIRO IMPACTO

Sabato 20 Agosto 2011

 

Finalmente arrivati!!!! …..Dopo giorni di attesa e angoscia dovuti alla paura di dover annullare il viaggio a causa dei problemi burocratici della Ambasciata Angolana legati alla emissine del visto, eccoci sbarcati all’aereoporto di Luanda.
La quotidianità di questa città è impossibile da descrivere, bisogna camminare per le strade, sentire gli odori, osservare i volti della gente per capire davvero la situazione di questo paese in tutta la sua bellezza contraddizioni. Al contrario di quello che avviene nelle città italiane ed europee l’aereoporto si trova in pieno centro. Appena usciti abbiamo subito trovato i padri salesiani che ci hanno caldamente accolto con un furgoncino carico fino all’inverosimile con tutti i nostri bagagli pieni di oggetti personali, medicine e materiale da portare alla missione di Dondo e alla gente del posto.
Ci immergiamo subito nella realtà di Luanda. Il traffico è incredibile, le strade centrali sono intasatissime anche se larghe e abbastanza pulite, ma la contraddizione è dietro l’angolo, infatti appena prendiamo una strada secondaria per arrivare alla missione l’asfalto finisce ed inizia una via sterrata e piena di buche contenente liquami che la gente butta per strada con indifferenza.
Dopo un lauto pasto consumato insieme ai volontari della VIS italiani e non, veniamo accompagnati al centro di Padre Stefano Tollu nel quartiere di Mota. E’ una zona di Luanda neanche tanto distante dal centro ma la differenza con le maestose vie vicino all’aereoporto è sconvolgente: le baracche di lamiera prendono progressivamente il posto delle case in muratura, l’immondizia si trova ovunque l’odore dei liquami è sempre più forte. Giunti alla missione ci viene mostrata la casa che accoglie i bambini di strada “criancas de rua”. Entriamo in una stanza dove si trovano circa quindici bambini, alcuni stanno seduti mentre altri, davanti alla lavagna, usano una scopa come microfono e si esibiscono a cantare in un clima di grande allegria che non ti spetteresti in un posto simile. Usciamo dalla casa con animo turbato e triste dalla vista di questi bambini ma allo stesso tempo con un piccolo sorriso di ottimismo: è possibile sognare anche nei posti più bui.
Tiziano Luce

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Dondo Angola, esperienza estiva 2011

Venerdì 22 Luglio 2011

in preparazione la partenza dei ragazzi del corso di Orientamento alla Solidarietà che si è svolto a Roma dal mese di gennaio al mese di giugno 2011. Nell’ordine:
Paola Mataluno avvocato e capo gruppo
Giulia Giulietti studentessa in medicina presso l’Università Cattolica di Roma
Tiziano Luce studente in medicina presso l’Università Cattolica di Roma
L’esperienza si svolgerà dal giorno 11 agosto al 5 settembre a Dondo ospiti della comunità dei Salesiani di Don Bosco del luogo.
 

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