la lunga fila dei respinti.
Venerdì 11 Settembre 2009Zwavi: un piccolo cartello comunica che il giorno dopo verranno aperte le iscrizione alla prima classe dell’asilo. L’orario segnato è alle 9, ma alle 9 e 15 si chiudono i cancelli.
Forse verrebbe da pensare che le scuole dei missionari, fratelli cristiani a Meki e suore salesiane a Zwai, abbiano aule piccole, ma non è così: la scuola di Meki ha in totale, divisi nelle 12 classi del sistema etiopico, 1580 studenti, la classe d’asilo di Zwai ha 60-70 bambini.
Alle 9 di sera, davanti all’asilo c’era chi prendeva posto per essere il primo della fila dopo una notte passata in coda; 500 le richieste quando hanno chiuso i cancelli.
Studiare in una scuola come la Lasalle di Meki significa che, dopo duri sacrifici (si studia dalle 8 alle 5 del pomeriggio, con una pausa pranzo di un’ora e mezza, dove chi non ha i mezzi non mangia), si sarà ammessi all’università.
Qui in Etiopia le classi sono 12, c’è un esame tra la classe 10a e l’11a, due anni di preparazione per l’università (11 e 12), poi un esame di ammissione. Chi lo passa va all’università e la possibilità di scelta della facoltà dipende dal voto ottenuto: migliore il voto, più ampia la scelta.
135 - 133, 130 - 129: questi i risultati degli esami di ammissione alla classe 11a e all’università: praticamente la totalità degli studenti.
Qui l’università significa lavoro, significa sicurezza e realizzazione. E’ gratuita, o meglio: si paga a rate quando si lavorerà, terminati gli studi.
Chi non entra al Lasalle o all’asilo delle salesiane di Zwai andrà in una scuola governativa, dove la certezza di arrivare all’università non c’è.
Ma allora, quei tre ammessi alla terza, quei 5 ammessi alla quarta, i bambini che entrano nell’asilo?
Nel caso dell’asilo le suore sanno che i bambini che entrano nelle loro scuole verranno seguiti fino all’università, e vogliono scegliere quelli che più ne hanno bisogno. Quei 500 che hanno richiesto l’ammissione per i propri figli sono stati sottoposti ad un’intervista, volta a conoscerne la vita economica e sociale: si darà precedenza ai più bisognosi.
Nel caso del Lasalle, invece, sono quei ragazzi cui la scuola può permettersi di pagare interamente la retta; una manciata rispetto ai 1580. Quel 50% circa di studenti interamente paganti copre le spese anche per quelli che non possono. I bambini sostenuti a distanza sono circa una ventina, e il direttore, Belayneh, bussa di porta in porta per trovare dei fondi per avere più studenti, perché qualcuno non adotti il singolo ragazzo, ma la scuola: la quota mensile andrebbe a coprire le spese dei salari, dei materiali…
Ragionando con un occhio al presente, uno al futuro e i piedi piantati nella certezza della provvidenza, stanno costruendo un ostello per 60 ragazze.
Se prima c’era diffidenza nei confronti delle scuole, che toglievano forza lavoro tanto che Suor Elisa, salesiana, ci raccontava di come all’inizio i bambini dopo la scuola facevano dei lavoretti per i quali ricevevano dei soldi. La loro presenza a scuola era motivata dal denaro che portavano in casa. Perché i lavoretti? perché denaro in cambio di nulla non è educativo. Ma se prima era così ora lunghe file di persone chiedono una possibilità per i propri figli.
La speranza è che le generazioni che stanno nascendo, andando a sostituire quella al governo, lavoreranno sulla propria esperienza.
Emanuele Ferrarini:
Pubblicato in Valsangro, Provincia di Macerata |