Finalmente siamo in Ethiopia
Dopo un lungo corso, tante lezioni e testimonianze, finalmente siamo in Ethiopia, impazienti di vedere con i nostri occhi la realtà di questo paese, nella speranza di saziare la sete di conoscenza e la voglia di fare che ci accomuna tutti.
Calorosissima l’accoglienza ad Addis Ababa, dove ad attenderci c’erano i nostri corrispondenti: Togo e Belayneh, coordinatori etiopici del GFS (gruppo Fratelli Solidali) e Paolo, missionario laico col quale stiamo affrontando la prima esperienza nella casa di accoglienza di Emdibir.
Subito ci accorgiamo come il tempo trascorra più lentamente qui, assaporando il rito del caffè in una capanna tradizionale di fango e paglia, o ascoltando i locali che parlano con ritmo lento e quasi sottovoce.
Assistendo alla costruzione di un edificio ci ha fatto sorridere la "carriola etiope" (una lamiera con due pali che trasportano come una barella), ma si sa che le vecchie usanze sono difficili da abbandonare… ed in alcuni casi sono più efficienti e funzionali delle nuove tecnologie
Poi l’asilo della missione, un’onda di entusiasmo ed euforia, che ci ha travolti tra mille sorrisi, giochi e canzoni, ma non solo: i bambini si sono mostrati curiosi ed interessati alla lezione di italiano-amarico, che le ragazze con l’aiuto di Shitaye hanno improvvisato il primo giorno.
Per finire l’atteso imprevisto: la pompa dell’acqua che alimenta il nostro deposito non va più, dopo una prima occhiata ci accorgiamo che le fasi sono invertite e la pompa gira al contrario, come se non bastasse un corto all’impianto elettrico fa saltare l’interruttore principale…
così, con un paio di interventi, risolviamo il problema, ripristinando la luce e l’acqua della missione.
Giuseppe Lannutti Mario Adimari