Kinshasa
Sabato 23 Agosto 2008Kinshasa. Strade piene di buchi, automobili vecchie che sfrecciano a più di
Questa come prima immagine di Kinshasa già dovrebbe aiutare chi legge a farsi un’idea, ma è solo un piccolo assaggio di quello che abbiamo visto. Non appena abbiamo fatto l’ingresso all’aereoporto un funzionario della dogana ci ha chiesto che cosa venivamo a fare qui con tono che era tutt’altro che benevolo. Ovviamente volevano la mazzetta, ma Don Daniel non si è fatto intimidire ed è riuscito a farci passare senza problemi. Al ritiro bagagli c’erano operai che dormivano sul nastro trasportatore rotto. La gente si è accalcata intorno a quello funzionante e tutti urlavano come se fossero ad un mercato rionale a contrattare. Dei poliziotti, ma anche persone comuni, prendevano appunti scrivendo sul palmo della mano.
All’uscita subito tutti ci volevano aiutare nel trasporto delle valigie, in considerazione del fatto che non esistevano i carrelli portavaligie, e infatti subito una valigia è sparita. Al lato della strada c’erano bambini che vendevano uova. Molte uova erano incrinate. Altri ragazzi si sono fiondati su di noi per chiederci di tutto, ma si guardavano continuamente intorno per paura della polizia. Io e Gorizio abbiamo regalato le nostre ultime caramelle.
Mentre aspettavamo che Francesca e Don Daniel risolvessero un problema contingente/diplomatico con la polizia locale, un bambino si è avvicinato alla nostra macchina e Annalisa invece di dargli una monetina gli ha dato una piccola confezione di caramelle; immediatamente sono arrivati altri cinque-sei ragazzini, al che Annalisa ha dato fondo a tutte le sue riserve di confezioni dandole al più grandicello dei ragazzi perchè le spartisse. Il ragazzo, molto democraticamente, è fuggito via con tutto il malloppo, provocando una piccola lite tra i ragazzi. Questo in molti di noi ha portato a fare delle considerazioni sullo spirito di solidarietà che vive da queste parti.
Sempre durante quest’attesa ad un furgone carico di gente che passava veloce è scoppiata una gomma. L’autista ha aperto lo sportello senza fermarsi, si è sporto, ha constatato il danno ed ha proseguito la sua corsa senza rallentare nemmeno un po’. Come ci ha spiegato il nostro autista, aveva troppa paura della multa della polizia perché è vietata la sosta in zona militare.
Attraversando Kinshasa in macchina la gente ci guardava fissa e sembrava volerci chiedere qualcosa. Si respirava tra le persone della città uno strano fermento, una continua agitazione. Una miriade di mercatini con banchi arrangiati sorgeva ai lati della strada. Gli edifici erano per la maggior parte vecchi. Ogni 2-
Sono proprio queste piccole cose, questi piccoli episodi che noi vogliamo raccontarvi, perché siamo qui proprio per questo, per farvi partecipi di una realtà che è sicuramente peggiore di come ce la raffiguravamo prima di venire.
Proprio da questo vogliamo partire per formulare eventuali progetti in campi specifici dove inserirci attivamente.
In tutto questo mondo per noi nuovo, il seminario di Santa Kangwa, che ci ha accolto nel pomeriggio e dove abbiamo dormito stanotte, costituisce un’oasi di pace, una realtà completamente diversa da tutto quello che è al di fuori del recinto. Abbiamo tutti le nostre camere singole e stamattina abbiamo potuto farci la doccia. Qui dentro c’è una azienda agricola e parecchi vitelli pascolano liberi nutrendosi dell’erba dei prati.
Sappiamo tutti che questo posto è solo una piccola oasi, ben diversa da ciò che ci attende a Mbuji Mayi nei prossimi giorni.
Ieri sera siamo rimasti tutti fuori a parlare fino all’una di notte; ognuno ha raccontato qualcosa e tutti eravamo straordinariamente felici. Abbiamo scaricato le foto sul computer e ce le siamo viste ridendo.
Vincenzo Simone
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