Spritz, teff …. e confort

Africa, terra dai frutti invitanti! Ce ne sono per tutti i gusti: dall’ananas al mango, dalla papaya alla banana, all’avocado servito con zucchero o sale, allo “spritz”- una fantasia di colori e sapori, armoniosamente disposti nel frullato più chic che abbia mai assaggiato! Etiopia, terra della “‘njera”, preparata con farina di “teff” e acqua, così radicata nell’alimentazione del paese da essere sostituita nel “Padre Nostro” al posto del “pane quotidiano”. C’è però qualcosa che incuriosisce più di tutto: il caffè, preparato e decantato con cura per quasi un’ora durante una vera e propria cerimonia, nella quale il profumo dell’incenso e della tostatura si mescolano sapientemente, creando una dimensione fiabesca. Si perde la cognizione del tempo qui e si rimane stupiti dalla dedizione con la quale la donna prepara il prelibato protagonista. E’ tutto complice a invitarti a far tesoro dello stare insieme, di scoprirsi e riscoprirsi, di prendersi del tempo …. Ci sono tanti momenti come questo in Etiopia, in cui ti lasci assorbire da ciò che ti circonda e ti ricordi della bellezza delle pianure verdeggianti, della meraviglia del cielo per soffermarti poi sul volo di una farfalla e ascoltare il vento …. Qui riacquisisci quel legame con la natura che ti fa sentire parte di un Unico Grande Meraviglioso Progetto. Ho dimenticato da quanto tempo, presa dal senso dell’efficacia delle mie giornate, non mi soffermavo a stare in ascolto … a udire con gli occhi, a vedere con il cuore. Un incontro particolarmente emozionante è stato con le donne del villaggio. La loro naturalezza ed eleganza irradia dalla semplicità con la quale senza i nostri vestiti fashion, riescono ad essere femminili, ad essere Donne! I loro sorrisi, il loro saluto, il modo in cui si sistemano la stola, i visi senza trucco che lasciano trasparire la voglia di mettersi in gioco, di divertirsi, quando alla fine di un pomeriggio di “creazioni borse” accettano di sfilare per noi come delle professioniste. Ci si accontenta di poco a Shoa, come a Wonji e a Nazareth perché quel poco ha la forza dell’autenticità che riempie il tutto. Ci si diverte poco anche a scuola, per chi riesce ad andarci, quando non è troppo lontana, quando non si porta della legna o dell’acqua in bidoni che pesano almeno 10 litri, quando non si va a pascolo con gli animali …. Se hai la fortuna di incontrare questi bimbi a scuola, di essere chiamata la loro “teacher”, di farti delicatamente accarezzare i capelli, di farti provocare dal disegno regalato, fatto apposta per te, hai ricevuto uno dei più grandi doni che un’esperienza come questa ti può dare!. La loro discrezione e la determinazione con la quale durante la pausa ti fanno scivolare la manina nella tua per “assicurarsi” un posto accanto a te, ti fa sorridere e riflettere a quant’è importante la tua presenza; ti senti pieno, ti senti vivo! C’è sempre qualcosa che ti sorprende in Etiopia, come mi è successo al lago Zway, quando siamo andati a visitare la chiesa ortodossa ed ho avuto la sensazione che ad accogliermi c’era San Giorgio con i leoni; oppure durante la celebrazione della messa cattolica domenicale in lingua locale, quando mi sono sentita improvvisamente a casa! E’ una forte emozione riconoscere melodie e gesti cerimoniosi simili alla messa ortodossa durante questa messa cattolica, celebrata con il rito orientale!
Per chi vuole fare un’esperienza come questa, si prepari a diventare il vero destinatario dell’aiuto che pensava di dare. Stare insieme a questa gente, ridà il giusto valore al presente, l’unica dimensione che fa la Differenza. La ricerca del “confort” più “confort” diventa goffa davanti ai bisogni che qui ci colpiscono con forza e le smorfie da occidentali, impreparati alla vita, non reggono più; ed è così che ti accorgi che il nostro mondo ovattato non solo ha messo in stand-by una parte del nostro cervello, ma soprattutto la nostra anima e il cuore!
Grazie Etiopia, terra di aromi, colori, suoni e aspirazioni! Grazie Dio!
Cristina Lungu