Bairro Lixeira

Bairro Lixeira, municipio Sambizanga, Luanda. E’ qui che vive una parte di quegli otto milioni di persone, dato stimato, che gravitano nella capitale dell’Angola. Per vedere gli occhi dell’umanità, il gruppo di LumbeLumbe, composto da Alberto, Anna Rita, Cecilia, Laura, Nicoletta, Paola, Roberta, Stefano, qui per un’esperienza di solidarietà legata al corso di orientamento alla cooperazione, ha avuto il privilegio di essere accompagnato attraverso le ruas (strade) di questo quartiere, benedetto dalla presenza dei Salesiani di Don Bosco.
Insieme ad Osvaldo, e alla sua musica rap, sabato pomeriggio abbiamo attraversato a piedi parte della Lixeira, un immenso agglomerato urbano di baracche cresciuto su una discarica. Dalla Casa del Volontario, che ci ospita, situato in uno dei cinque centri Salesiani diretti da Padre Santiago, abbiamo raggiunto il Centro per ragazzi di strada, al Trilhos (quartiere ferrovia), dove operano anche Richard, Larissa e Marcellina. E’ solo un percorso di un quarto d’ora ma è un tempo necessario per vedere e percepire cos’è l’umanità. E’ naturale dare ragione a Padre Santiago che di questo posto occorre “parlare delle cose belle, e non di quelle brutte”. E le cose brutte non mancano di certo, dalla mancanza di fogne alle strade dissestate, dalle baracche fatiscenti, ma pulite, alla mancanza di qualsiasi servizio, una giungla desertificata all’interno della città, ma, soprattutto, la povertà che è madre e compagna ora, e forse per sempre, della maggioranza di chi vive qui.
Ma le cose brutte, almeno per chi vede l’Africa per la prima volta, scompaiono, o almeno vengono fortemente offuscate, dagli sguardi di queste persone. Sguardi in cui abbiamo visto dignità, forse non serenità. Rassegnazione? Può darsi, anche se la sensazione è che ci sia una grande energia, che porta sì alla sopravvivenza ma anche alla speranza. Abbiamo visto la gioia negli occhi dei bambini che abbiamo incontrato nelle ruas, in quelli che, dal cortile della scuola dei Salesiani ci chiamano “amigo”, in quelli che stanno uscendo dalla libertà e dall’anarchia della strada per vivere in una comunità, in tutti quelli che, dopo la Messa della domenica, dal Trilhos ci hanno riaccompagnato mano nella mano alla struttura dove siamo ospiti. Sono stati loro a prenderci la mano e sono stati loro le nostre guide attraverso  quello che è il loro mondo, fatto di giochi per strada, di quizomba (danza tipica angolana) del legittimo desiderio di immaginare un futuro per loro stessi, della timidezza con cui ti dicono il loro nome ma, soprattutto, in quel sorriso che arriva dritto al palpito del cuore e ti fa intuire che non può esserci un posto migliore di questo per chiedersi cos’è una persona, cos’è l’umanità, per pensare, e mettere in discussione l’attuale globalizzazione.
Alberto Filippone ed il gruppo LumbeLumbe