Viajar de barco (viaggiare con la barca)

 

Sono le 6.30 qui a Dondo. Il sole sta sorgendo lentamente ma è coperto da un fitto strato di nuvole che rende questa mattina angolana particolarmente fredda rispetto a quello che ci si aspetterebbe dalla calda Africa.
Io ,Paola e Giulia ci stiamo dirigendo insieme a tre prenovizi del centro dei salesiani, verso il fiume Kwanza,un’imponente corso d’acqua distante solo poche centinaia di metri dai nostri alloggi. Il programma di oggi consiste nel prendere una barca per raggiungere i villaggi più lontani situati in mezzo alla foresta. Oltre ad essere un modo piacevole e divertente per spostarsi all’interno della regione, la barca rappresenta soprattutto una necessità: qui in Angola la rete stradale lascia molto a desiderare, nonostante le recenti opere di costruzione di nuove vie e la ristrutturazione di quelle già esistenti, le strade sono poche e dissestate e per arrivare nelle zone rurali si è costretti a spostarsi su percorsi sterrati molto scomodi.
L’imbarcazione che ci attende è lunga circa cinque metri,il giusto per accogliere noi,i prenovizi e altre quattro persone che ci accompagnano con relativi bagagli. Il paesaggio che ci circonda lungo il tragitto è meraviglioso: piccole radure si alternano a foreste molto fitte da cui spiccano maestosi i baobab,alberi enormi che raggiungono i venti metri di altezza da cui si ricava un frutto utilizzato per fare i gelati.
Dopo circa due ore cominciamo ad avvistare i primi insediamenti. Decidiamo di dividerci in tre gruppi in modo tale da poter visitare villaggi diversi e interagire con più persone. Io e Avelin siamo gli ultimi a scendere. Appena sbarcati veniamo calorosamente accolti dal capo villaggio e dal maestro,insieme ai quali ci dirigiamo verso la chiesa,una piccola casetta di legno e lamiera costruita su una collina. Il villaggio è piccolo e molto povero,la maggior parte dei bambini vanno in giro nudi o con pochi stracci,sono sporchi e presentano segni evidenti di malnutrizione. La vista di questi bimbi cosi malridotti sarebbe uno spettacolo molto duro da vedere,ma ormai i nostri occhi si sono abituati a scene come queste che costituiscono una dura realtà ,quotidiana, in questo paese.
Le persone in chiesa sono poche,sei-sette adulti e cinque bambini. Il maestro mi spiega che il motivo di questa partecipazione cosi modesta è dovuto al fatto che i bambini invece di studiare sono costretti ad andare a pescare,che è l’unica vera attività economica del paese in grado di sfamare la gente,e quindi costituisce l’unico futuro possibile per i ragazzi. Dopo il catechismo andiamo a giocare con i bambini,avevamo portato un pallone ma se ne sono impossessati i ragazzi più grandi,e Avelin mi spiega che non ci si può fare niente . Dopo un’oretta passata a giocare arriva il momento di mangiare. Il pranzo è semplice a base di pesce,pomodori e patate,viene preparato su una tavola di legno appoggiata per terra. Ancora una volta nonostante la semplicità e l’ovvia modestia del nostro pasto rimango colpito per l’incredibile generosità della gente,pronta a mettere a disposizione di tutti quel poco che ha.
Tiziano Luce