Dom Bosco… festa da solidariedade - domingo 21 agosto (Don Bosco festa della Solidarietà)

31 Agosto 2011

È domenica ed è festa a Dondo…è festa grande per i Salesiani perché si celebra l’anniversario della nascita di Dom Joao Bosco, il fondatore della congregazione. Tutta la comunità di Dondo da una settimana è in febbrile agitazione per preparare la cerimonia… tutta la citade (città) risuona dalle prime luci dell’alba (qui ci si alza alle 5.30!!!) alla sera di canti… suoni… risate… profumi… rimbombo di martelli… vociare dei bambini… tutti sono impegnati… e allora anche noi ci immergiamo!
Incontro Maria Augusta, Sao e Nuncia, le cuoche del Centro… bom dia (buon giorno) esclamano in coro appena mi vedono… chiedo loro se posso aiutare in qualche modo… sono felicissime… e in men che non si dica mi ritrovo in cucina seduta sulla mia piccola panca… a sbucciare patate… cipolle… e a pulire il pesce… sono una di loro!
Mi raccontano dei figli… dei nipoti… ridono… ridono sempre… mi chiedono di me e vogliono sapere tutto… ci tengono a spiegarmi che cosa prepareremo per pranzo… e alla mia traduzione in italiano… le risate si fanno fragorose… Sao non riesce a pronunciare “patata” e tutti scherzano tentando di ripetere esattamente la pronuncia!
Mentre lavoriamo il fuji (polenta), cacusso e carapao (tipi di pesce) la kisaka (verdura ripassata) tutte cantano… l’allegria di queste donne è contagiosa… senza accorgermene canto anche io… storpiando le parole…
È giunta l’ora di andare alla messa… Sao, Maria Augusta e Nuncia si preparano… sono bellissime… hanno messo i grandi pannos (fazzolettoni) che qui usano come gonna, scialle e copricapo…. sono coloratissime!!!
Mi prendono per mano e ci dirigiamo a piedi alla Chiesa… sembriamo adolescenti in gita scolastica ed è bellissimo… arriviamo alla cerimonia e sembra di entrare in un arcobaleno di luci e colori… inizia la funzione… o meglio iniziano le danze!! I corpi e il ritmo della musica diventano un tutt’uno… tutta la comunità è unità in questa preghiera danzante alla quale nessuno può resistere… nemmeno io!… e così per 4 ore le mie mani e i miei piedi si muovono all’impazzata… tutti sorridiamo… la gioia è immensa… sembra che tutti non aspettassero altro… mi fissano e mi incitano a darci dentro!
Sulla strada del ritorno stanchi e felici… Giulia, Tiziano ed io ancora cantiamo le canzoni della giornata… specialmente quelle in Kimbundu (lingua locale)… di cui tutt’ora ci sfugge parte del significato!
Paola Mataluno

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Aldeia di Sete (Villaggio di Sete)

31 Agosto 2011

  

Ore 8… si parte per Sete… Padre Agostino è di bianco vestito come sempre… fa morire dal ridere già di prima mattina… ha sempre la battuta pronta… a 71 anni uno spirito e una energia del genere sono qualcosa di sensazionale… è un miracolo della natura quest’uomo…
Carica sul furgoncino diversi attrezzi e sacchi… poi saliamo noi..dopo appena 100 metri iniziano a saltar su le prime persone… poi altre… poi altre ancora… la strada è dissestata, stracolma di burracos (buche, bè in realtà più burroni che buche) e il nostro supermezzo sobbalza costringendoci ad ancorarci su qualsiasi appiglio per riuscire a rimanere a bordo… la gente continua a salire… i bimbi si infilano in ogni buco disponibile e non…le loro teste sono tra le nostre gambe… tra le nostre braccia… appoggiate ai nostri fianchi… e quelle dei bebè accanto ai nostri piedi… ormai non è più un semplice camioncino ma una leggenda..una cinquantina di persone ammassate gioiose, festanti e cantanti sono con noi mentre padre Agostino mette la terza anche su strade improponibili… non vuole perdere nemmeno un secondo prezioso per stare insieme… dunque sfreccia come un pilota alla guida di un’auto sportiva tranciando ogni ramo che si trova sul suo cammino… i bimbi appoggiati alla parte più esterna del veicolo sono i più esposti all’urto con gli arbusti ma più sentono il dolore più cantano forte… senza questo mezzo dei Salesiani non potrebbero riunirsi con la gente di altri villaggi una volta a settimana… scendiamo e il Padre rifà il viaggio per caricare altre persone da portare nel luogo dell’incontro…
La gente ci accoglie sempre in una maniera fantastica qui… sorrisoni astronomici e strette di mano eloquenti… nell’attesa di padre Agostino cantiamo cantiamo cantiamo e danziamo…
Inizia la messa… qui la messa è completamente diversa dalla nostra… è una festa fatta di canti spumeggianti, danze al ritmo incalzante del battuque (bongo) e del recu recu o più semplicemente al ritmo di una tanica di latta battuta da un rapaz (ragazzo)… contribuiscono a determinare il ritmo anche le innumerevoli mani presenti….
È arrivato anche il nostro momento… una catechista stracontenta ci prende per mano e ci insegna i passi di un ballo… non appena ci muoviamo tutti ridono… poi riusciamo ad imparare e ci applaudono mentre Padre Agostino emozionato tenta invano di riprenderci con la videocamera…
Dopo la cerimonia ci aspettano i bimbi a cui insegniamo a giocare a “ruba bandiera”e diamo come premi alla squadra vincente dei peluches e pupazzetti che avevamo portato dall’Italia… in un primo momento i bimbi guardavano questi oggetti con sospetto… poi non si sono più staccati da questi…
Arrivata l’ora di pranzo la gente dei villaggi riuniti mangia a terra… a noi hanno riservato un posto da principi all’interno di una capanna anche detta “Grande Hotel” da quel simpaticone di padre Agostino… mangiamo fuji, (una specie di polenta fatta con la farina di mandioca) cacusso (un tipo di pesce), feijões con olio di palma (fagioli), beviamo marufo (bibita alcolica fatta con succo di palma)… non appena puliamo il piatto Mamà Maria ce lo riempie… ci stappa anche la bottiglietta di coca-cola con la forchetta perché non siamo capaci ed è contenta di esserci d’aiuto…
È ora di ripartire… il Padre riporta la prima gente nelle proprie case e noi intanto facciamo ai bambini e agli adulti le foto che tanto amano…
Tutti continuano a chiederci per quanto tempo rimaniamo… alla risposta “ripartiamo il 6 settembre” il commento è “di già??????????’ troppo poco tempooo dovete rimanere mesi… anni… toda a vidaaaa
…il tempo è proprio volato ma so solo che nel nostro piccolo abbiamo lasciato tanto… per alcuni potrebbe essere qualcosa di ineffabile… ma qui vi possiamo assicurare che è tanto reale e concreto da non crederci… si vede nei volti della gente…
Una signora di un villaggio in cui eravamo stati vedendoci per strada a Dondo ci ha fermato dicendoci “você tem um grande coração (voi avete un cuore grande)” … noi, che a volte ci sentiamo inutili… noi, che viviamo intensamente ogni attimo con la speranza di trasmettere il massimo alle persone che ci circondano… noi, che non ci tiriamo maii indietro… noi, che vogliamo solo poter rallegrare la giornata a qualcuno e a volte ciò ci sembra poca cosa… noi, che alle parole della signora ci siamo sciolti come panetti di burro sotto il sole…
La gente ci adora eppure non abbiamo fatto cose grandi… abbiamo solo donato completamente noi stessi e tutte le nostre energie e risorse… Torneremo… ma se non fosse così loro rimarranno per sempre nei nostri cuori… e noi nei loro…
Giulia Giulietti

 

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Centro de Saùde du Dondo (Centro di Salute di Dondo)

25 Agosto 2011

E’ difficile scegliere che cosa raccontare della nostra esperienza qui in Angola…
Sono tanti gli incontri, le persone, i colori, gli odori… vorremmo potervi trasmettere tutti i nostri pensieri e le nostre sensazioni, vorremmo che poteste vedere attraverso i nostri occhi e sentire attraverso il nostro corpo l’Africa.. questa Africa… perché le parole a volte non riescono a descrivere… tutto.
Appena arrivati qui a Dondo, presso la casa dei Salesiani di Padre Victor, siamo andati a visitare il Centro di Salute delle Suore di Santa Maria Ausiliadora, portando i nostri medicinali, scampati ….. ai controlli della polizia aereoportuale.. in una piccola casa rossa …in mezzo alla polvere, al fango e alle case che in realtà sono baracche. Il centro è diretto da Suor Alfonso Maria che ci ha accolto con un sorriso, mai visto nella mia vita, grande e caldo come il sole, con una allegria contagiosa… ci ha abbracciato e baciato come se fossimo i suoi amici di vecchia data… eh si qui in Angola tutti ma proprio tutti ti trattano come se ti conoscessero da sempre… non esiste diffidenza non esiste differenza. Appena entrati, cento occhi ci hanno guardato e sorriso, donne e bambini per la quasi totalità. Nonostante l’evidente sofferenza fisica, il pianto dei più piccoli, il dolore… c’èra una compostezza e una dignità particolare in quelle persone, deboli e forti allo stesso tempo. Non ho avuto il coraggio di tirare fuori la mia macchina fotografica da europea, ho avuto timore di violare forse il loro unico bene …la propria persona…
Il Martedì, mi dice la sorella più giovane, Suor Agostina, c’è tanta gente perché il Lunedì il centro è chiuso. Volto lo sguardo e alla mia destra, nel cortile, quella che mi era sembrata una moltitudine, mi è apparsa all’improvviso poca cosa, una marea di corpi seduti sulle panche e per terra aspetta paziente il proprio turno per il laboratorio di analisi.
Subito le suore ci hanno fatto entrare con loro a visitare i pazienti, Suor Maria i bambini con Tiziano, Suor Agostina gli adulti con me e Giulia con Castello e Juma al laboratorio di analisi.
Le suore qui sono medici, infermiere e farmaciste allo stesso tempo, gli adulti che visitiamo ( Suor Agostina mi fa prendere la pressione a tutti …!!!!) entrano a capo chino nella stanza, parlano con un filo di voce .si vergognano, forse, per la mia presenza… hanno tutti la malaria, la febbre, la diarrea, difficoltà respiratorie, malattie della pelle che sembrano consumarla dolorosamente. Suor Agostina è molto giovane ma si muove come un medico esperto, con tono quasi duro domanda i sintomi ai pazienti, li visita, …li sgrida, soprattutto i più giovani, quando non dicono esattamente il punto dove hanno dolore, insegna loro la differenza tra stomaco, intestino, fegato. Finita la visita, però, Suor Agostina sorride, dolcemente, chiede a tutti dove abitano come stanno le famiglie, scherza con loro …li abbraccia… e prescrive le analisi che dovranno fare. A tutti da una o due pasticche, per alleviare …forse… il dolore.
I bambini stanno peggio mi dice Tiziano mentre ci incontriamo nel corridoio, sono tutti denutriti, hanno la malaria ovviamente, ma anche il tifo ed il colera, l’anemia, tantissimi hanno croste indescrivibili su tutto il piccolo corpo alterato. Le suore ci dicono che, quando i bambini sono denutriti e disidratati, i genitori praticano dei tagli, sulla testa dei piccoli, credendo che attraverso le ferite aperte possa entrare nel corpo acqua e nutrimento ….Tiziano è sofferente ….lo vedo che ausculta il cuore dei piccoli pazienti …con il volto tirato… e Giulia che ci raggiunge mi racconta che nel laboratorio i due infermieri, nonostante la carenza di lacci emostatici e provette sono bravissimi, in poco tempo riescono a fare le analisi a tutte quelle persone, lavorano incessantemente, senza guanti …perché qui è difficile trovarli…
Mi rendo conto che i medicinali che abbiamo portato, mi sembravano tantissimi, sono niente. Suor Agostina, forse intuisce il mio smarrimento, e sorridendomi mi dice che ha già cominciato a distribuire le nostre medicine.
Usciamo dal centro di salute nel pomeriggio tardi accompagnati da tutti che si salutano e …ci ringraziano… e dentro sento anche io il bisogno di dire grazie.
Paola

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As crianças estão esperando por nos…… (I bambini ci stanno aspettando …)

22 Agosto 2011

Pedro, Chiesi, Geronimo (Giò Giò), i prenovizi, ci chiedono di accompagnarli a quello che loro chiamano oratorio… un momento di estrema spensieratezza e felicità per i bambini di diversi quartieri di Dondo, tutti estremamente poveri…
Appena lasciata la missione dei Salesiani ci rendiamo conto che la miseria pura regna sovrana… nessun lamento però si leva… qui si prende il buono da ogni cosa…
Mi resterà per sempre impressa nella mente la canzone cantata da Giò Giò che faceva così: Eu nao tenho nada oh senhor, mas eu te dou minhas mãos para abraçar, …nao tenho nada (non ho niente oh Signore, ma ti do le mie mani per abbracciare…  non ho niente), questo non mi impedisce di donarmi agli altri… è proprio così… qui la gente si saluta in continuazione indipendentemente dal fatto che ti conosca o meno… ti saluta perchè sei suo irmao (fratello)… sei un essere umano… bianco o nero poco importa.
Non potevo mai immaginare di vedere esplicato così bene il proverbio “tutto il mondo è paese” mi sembra di conoscere le persone da una vita… i bimbi per strada ci chiamano da lontano e ci corrono incontro per salire sulle nostre spalle… ormai li stiamo abituando così. In tre millesimi di secondo passano dallo scrutarti con aria interrogativa all’adorarti alla follia e a ridere di gusto per ogni faccia buffa che fai.
…potrei parlare delle piaghe fisiche di ogni bimbo e ne ho viste tante… potrei parlare dei liquami e dei rifiuti e di ogni altro tipo di oggetti taglienti tra i quali vivono… potrei parlarvi degli stracci che indossano… potrei parlarvi delle bimbe di 5 anni che si caricano i fratellini piccoli sulla schiena che diventano parte integrante del loro corpo… potrei parlarvi dei pesi che tutto il giorno portano in testa.
Invece vi parlo delle loro treccine fantastiche… delle postissos, ossia le extension… dei loro sorrisi fantastici e delle risate di gusto… dei loro occhi vivi e limpidi che in Italia si vedono nella minoranza della gente… occhi in cui ti rispecchi… occhi che sono il mezzo di comunicazione più efficace… vi parlo dei miliardi di bacetti ricevuti dalla crianças…  (bambini…) vi parlo del gioco che a loro piace da morire che prevede l’utilizzo di un calzino riempito di terra a mò d palla e i tappi… vi parlo della favola di chapeau Rosso, (cappuccetto Rosso) rivisitata da noi per renderla più attinente all’ambiente, sostituendo il lupo con l’antilope e introducendo la nonna che si nasconde per mangiare fruta de pinha (frutto tipico del luogo), la quale storia ha scatenato la nascita del tormentone chapeau Rosso cantato sulla via del ritorno e accompagnato da balletti e risate…
Quando era giunta l’ora di salutarsi i piccolini non volevano più lasciarci nonostante la promessa di tornare.
Pensavo che venendo qui sarei rimasta tramortita dalla visione della loro condizione… invece lo sconvolgimento c’è stato ma la rassegnazione e la disperazione no, perchè in questa situazione più si pensa e peggio è… La cosa migliore è concentrare tutte le energie nel cercare ogni giorno nuovi metodi per far svagare i bimbi e i grandi… perchè la vita è fatta di attimi ed è data dalla somma di molti momenti felici… sentire gridare dalla crianças con gioia: voce aprendeuuuuuuuu!!!!!  (hai capitooooooo!!!!!) quando riusciamo a fare un gioco da loro insegnato in portoghese (che ora iniziamo a parlare un po’ grazie alle conversazioni con i prenovizi) senti, a posto del normale battito del cuore, un rullo di tamburi e le endorfine che si liberano in quantità industriale.
Amo questo posto… amo da morire il modo della gente di dare il benvenuto: Nós estivemos esperando por você aqui… (vi stavamo aspettando…) amo la loro capacità di resistere… amo la loro bontà… felicità
Questa è la mia Africa… tornare in Italia sarà dura…
Giulia Giulietti

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PRIMEIRO IMPACTO

20 Agosto 2011

 

Finalmente arrivati!!!! …..Dopo giorni di attesa e angoscia dovuti alla paura di dover annullare il viaggio a causa dei problemi burocratici della Ambasciata Angolana legati alla emissine del visto, eccoci sbarcati all’aereoporto di Luanda.
La quotidianità di questa città è impossibile da descrivere, bisogna camminare per le strade, sentire gli odori, osservare i volti della gente per capire davvero la situazione di questo paese in tutta la sua bellezza contraddizioni. Al contrario di quello che avviene nelle città italiane ed europee l’aereoporto si trova in pieno centro. Appena usciti abbiamo subito trovato i padri salesiani che ci hanno caldamente accolto con un furgoncino carico fino all’inverosimile con tutti i nostri bagagli pieni di oggetti personali, medicine e materiale da portare alla missione di Dondo e alla gente del posto.
Ci immergiamo subito nella realtà di Luanda. Il traffico è incredibile, le strade centrali sono intasatissime anche se larghe e abbastanza pulite, ma la contraddizione è dietro l’angolo, infatti appena prendiamo una strada secondaria per arrivare alla missione l’asfalto finisce ed inizia una via sterrata e piena di buche contenente liquami che la gente butta per strada con indifferenza.
Dopo un lauto pasto consumato insieme ai volontari della VIS italiani e non, veniamo accompagnati al centro di Padre Stefano Tollu nel quartiere di Mota. E’ una zona di Luanda neanche tanto distante dal centro ma la differenza con le maestose vie vicino all’aereoporto è sconvolgente: le baracche di lamiera prendono progressivamente il posto delle case in muratura, l’immondizia si trova ovunque l’odore dei liquami è sempre più forte. Giunti alla missione ci viene mostrata la casa che accoglie i bambini di strada “criancas de rua”. Entriamo in una stanza dove si trovano circa quindici bambini, alcuni stanno seduti mentre altri, davanti alla lavagna, usano una scopa come microfono e si esibiscono a cantare in un clima di grande allegria che non ti spetteresti in un posto simile. Usciamo dalla casa con animo turbato e triste dalla vista di questi bambini ma allo stesso tempo con un piccolo sorriso di ottimismo: è possibile sognare anche nei posti più bui.
Tiziano Luce

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Dondo Angola, esperienza estiva 2011

22 Luglio 2011

in preparazione la partenza dei ragazzi del corso di Orientamento alla Solidarietà che si è svolto a Roma dal mese di gennaio al mese di giugno 2011. Nell’ordine:
Paola Mataluno avvocato e capo gruppo
Giulia Giulietti studentessa in medicina presso l’Università Cattolica di Roma
Tiziano Luce studente in medicina presso l’Università Cattolica di Roma
L’esperienza si svolgerà dal giorno 11 agosto al 5 settembre a Dondo ospiti della comunità dei Salesiani di Don Bosco del luogo.
 

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inesorabilmente il tempo passa

22 Novembre 2010

 

Inesorabilmente il tempo passa..lascia il segno su di noi e su tutte le cose, spesso sono segni visibili come i capelli bianchi, le rughe o quel buco sulla cintura che non vuole chiudersi ma ci sono altri che portiamo dentro e sono invisibili ma spesso sono i più profondi e incancellabili.

Oggi sono andato nella “mata”con il vecchio Samba, Benjamin ed Albano,lo scopo era quello di posizionare un poche di arnie prima della mia partenza, ecco il vero motivo di questo mio racconto!!!

Da signore della foresta quale è,quando ho fermato la macchina,Samba è sparito, un attimo prima è li con te, poi ti giri e non c’è più, è ritornato dopo pochi minuti portando con se funghi e frutta selvatica, intanto che discutevamo come e dove posizionare le arnie, abbiamo mangiato la frutta e, con forza, mi ha colpito il fatto che sto partendo ed era l’ultima volta che entravo nella foresta con queste persone che mi hanno accompagnato in questa mia avventura angolana che dura oramai da 1 undici mesi.

La partenza dall’Italia è  stata un’incognita. Si doveva, in pochi mesi, concludere un’opera che per innumerevoli problemi, stentava a partire. Arrivare dalla evoluta Italia in una zona sconosciuta dell’Angola, mi metteva in ansia, la responsabilità era grande e tante cose c’erano da fare in poco tempo, però queste tre persone che oggi mi hanno accompagnato nella foresta sono state,assieme ad altri angolani, il punto focale della riuscita del progetto.

Lascio in Angola tante cose, qualche chilogrammo di peso, un dente che si è rotto,gli occhiali che con la sabbia sono rovinati, vestiti che sarebbero solo un peso in più da portare in valigia ma anche un grosso pezzo del mio cuore ed oggi l’incognita più grande è  proprio il ritorno.

Per venire qui ho lasciato: un lavoro, la famiglia, gli amici, una casa, la vita nevrotica moderna. Ho trovato un’altra casa, tanti amici, una vita semplice ma serena, i ritmi della vita nel villaggio che sono regolati dal sole e non dall’orologio e ritorno in questa mia patria che sembra carica di problemi ben superiori a quelli che ogni giorno affronto qui, nel Moxico.

Da un paio di giorni, quando mi collego ad internet, cerco notizie italiane per mettermi al corrente delle cose che succedono, le cose che vedo mi fanno pensare ed ho quasi più paura ora a tornare che il giorno nel quale sono venuto, eppure torno a casa!!!!

Ho imparato una nuova lingua, usi e costumi locali, il fatto di alzarmi senza problemi alle 5,30 del mattino per iniziare a lavorare, ho avuto la soddisfazione di fare questa esperienza che cercavo da tanto tempo e……tutto questo mi ha sicuramente cambiato, sto vedendo la vita da un lato diverso.

Qui l’importante è essere non apparire, puoi andare in giro con i calzoni a brandelli ma devi lavorare per avere il rispetto delle persone, io “o chefe” il capo, sono oramai considerato “da tropa” cioe’ militare perchè non mi fermo e do, dal buon insegnamento di Italo Pierobon, la spinta a fare le cose.

Dovrei scrivere un romanzo per ricordare tutte le cose che ho visto ed assorbito in questi mesi,forse è  meglio dire che ci sono e resteranno tanti segni indelebili nel mio cuore e nella mia mente in questa mia esperienza in Angola.

Sicuramente devo ringraziare Lumbelumbe per avermi dato questa possibiltà e non posso dire altro che…….

Moio weno Angola …….. arrivederci Angola

Claudio Tommasini

 

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ferragosto a Cangumbe - Angola

19 Agosto 2010

 

Il 14 agosto è arrivato a Cangumbe Padre Luigi, sta portando in giro per il Moxico un gruppo di volontari della Ispettoria dei salesiani di Torino a loro volta accompagnati da Padre Leo che da anni si occupa di portare gruppi di volontari, per fare un esperienza sul campo, in giro per il mondo.
Proseguiranno per Cangonga, dove dormiranno la notte e poi domenica ritorneranno qui nella casa dei volontari per mangiare e dormire ma, prima di tutto questo, per partecipare alla messa e per essere presentati alla comunità di Cangumbe.
L’arrivo con un fuoristrada, caricato all’inverosimile, stretti nei sedili e tra i pacchi di alimenti, giochi, bidoni di benzina, gruppo elettrogeno, sacchi a pelo e brandine. I volontari escono tutti per stiracchiarsi e fare un brevissima visita alla casa del miele, conosciamo così questi 7 ragazzi che hanno una età variabile dai 23 ai 40 anni e molti hanno avuto già esperienze nel mondo della solidarietà ma solo una delle ragazze è già stata in Africa.
Dopo il piccolo giro e un tè tutti assieme, la carovana riparte, ci ritroveremo domani pomeriggio al ritorno da Cangonga, passeremo assieme il giorno di ferragosto.
Domenica mattina ore 6, si sente bussare alla porta, è il catechista che vuole chiedere cose per l’arrivo di Padre Luigi, bisogna dire che l’arrivo del padre crea nella comunità un certo scompiglio, tutti sono agitati, infatti già a quest’ora il catechista si è presentato per chiedere informazioni e per sapere se i ragazzi avrebbero mangiato volentieri una “capra de mata” capra della foresta.
Gli spiego che secondo me la “capra de mata” non è indicata, uno per il fatto che è secca e due perché questi ragazzi, in Angola per un esperienza di un mese, non hanno ancora lo stomaco abituato a tutti i cibi tradizionali del luogo. Inoltre i frigoriferi, nel villaggio, non esistono per cui tutta la carne che viene catturata nella “mata”, o viene consumata velocemente oppure viene fatta seccare al sole, per la felicità di una quantità inverosimile di mosche, poi assume un aspetto ed un odore che per i nostri palati europei non è molto indicato.
Dico quindi al catechista che sarebbe meglio utilizzare questa carne come “tambula” offerta, durante la messa.
Passa un poco di tempo ed ecco che arriva “kaka”nonno,Samba il quale mi ripete la storia della carne ed io ripeto quello che ho detto al catechista.
La mattina scorre veloce con un viaggio al fiume per prendere un poco d’acqua e subito dopo pranzato,al suono della bombola del gas,che qui sostituisce la campana della chiesa, arriva la macchina di Padre Luigi con tutti stretti dentro.
I ragazzi scendono lamentandosi della strada, in effetti è molto disagevole per le schiene, portano dentro nella casa dei volontari tutte le masserizie e poi si va alla messa.
La partecipazione è buona, ci sono tante persone, complice la presenza di tanti ”cindele” bianchi, presenti e che tutti vogliono vederli.
 

La messa viene celebrata da Padre Luigi e Padre Leo, poi tutti fuori a giocare con i bambini, mentre in chiesa si prepara per la proiezione di un film su Maria.
Poi ci spostiamo nella casa dei volontari per preparare la cena, le ragazze danno una mano, anzi preparano anche un dolce che con il grana e un salame, sono i piatti forti sulla tavola, per noi volontari di LumbeLumbe, qui da diversi mesi, cose quasi dimenticate!!!.
La cena finisce presto e si sbaracca il salone per prepararlo alla notte, le ragazze avranno una camera tutta per loro ma tutti gli altri si preparano le brandine nell’ambiente più capiente della casa, il salone.
Si parla un poco dell’esperienza che stanno facendo ma la stanchezza ha la meglio su tutti noi, domani sarà una lunga giornata africana, i ragazzi devono fare circa 60 km di fuoristrada per visitare un villaggio ed io devo andare a Luena per provvedere ad acquistare materiali ed altre cose per la costruzione.
Andiamo tutti a letto con la sensazione di aver passato un ferragosto speciale, in mezzo alla foresta angolana.
Claudio Tommasini

 

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le topoline

10 Agosto 2010

Quasi tutte le favole e le belle storie per bambini iniziano con “C’era una volta”….
C’era una volta un gruppo di ragazze che sono venute a fare una esperienza di volontariato con LumbeLumbe nel villaggio di Cangumbe.
Caterina, Ilaria ed Antonella, principesse dei giochi e topoline sempre attive, hanno animato le giornate dei bambini, attivando un nuovo ramo del progetto “La casa delle Api”, costruire un gruppo di adolescenti locali che con l’animazione ed i giochi possano far crescere,in maniera diversa,tutti quei bambini che prima erano abbandonati per le vie del villaggio.
L’orco cattivo non c’è in questa storia ma la possibilità che questi bambini crescano senza affetti e senza giochi è reale.
Ogni giorno da quando sono qui ed oramai sono tanti mesi, vedo al mattino, molto presto, bambini di 3-5 anni che vagano per il villaggio come fantasmi, cercando l’uno con l’altro la compagnia e la sicurezza, i giochi si riducono ad un vecchio cerchione che fanno rotolare per la sabbia con un bastone di legno oppure giocano con una palla, fatta di vecchi sacchi della spazzatura, tenuti assieme con il nastro adesivo.
Nelle tre settimane che le principesse erano al villaggio, le cose sono cambiate,hanno organizzato il gruppo degli animatori, hanno trovato un responsabile, hanno dispensato latte in polvere e zucchero come aiuto alimentare e in special modo hanno portato un bella confusione nella casa dei volontari,cibo italiano e sensazioni dimenticate.
Il progetto di far giocare i bambini continuerà, gli animatori sono motivati, il supervisore anche,il capo-progetto dovrà periodicamente controllare e monitorare quello che fanno ma mancheranno fisicamente le ragazze che con la loro partenza hanno lasciato un grande vuoto nel villaggio.
C’era la fila il giorno che se ne sono andate, per sottolineare quanto la loro presenza è stata gradita da tutti,qui a Cangumbe.
Anch’io mi ero abituato a loro,dopo tanti mesi di convivenza con Massimo Capua l’apicoltore.
L’arrivo di Italo con le ragazze ha portato una bella nota di novità e non solo.
Per la prima volta dopo tanto tempo, il ritorno a “casa”, dopo aver accompagnato il gruppo all’aereoporto per la partenza verso l’Italia, è stato pesante, normalmente ho la sensazione di tornare verso casa e le stelle mi fanno compagnia lungo la pista che da Lwena conduce al villaggio di Cangumbe.
Questa volta, guardando le stelle,pensavo alle volte che siamo usciti nella notte per vedere questo spettacolo, Caterina un giorno mi ha detto che pare di essere dentro una bolla, una di quelle piccole bolle di plastica che se le agiti cade la neve, qui invece pare che cada il cielo.
Sono tornato a “casa”e tutti mi danno il ben tornato anche se non lo ammetto con gli altri,sono triste e stanco, vorrei andare subito a dormire ma una confusione alla porta attira la mia attenzione.
Esco per sgridare chi sta facendo questo “barulhio”confusione,trovo tanti bambini che tutti assieme chiedono,il gioco dell’oca o le macchinine o quando proietteremo di nuovo il film con l’animale che fa “ bip-bip”…tutto questo fa salire un sorriso al mio viso,la stanchezza passa,il pensiero va alle ragazze che se pur lontane qualcosa hanno lasciato in questo villaggio.
Guardando questi bimbi tutti assieme che chiedono solo di giocare,con qualcuno che da solo balla ed intona “la macchina del capo ha un buco nella gomma” penso che la favola continuerà, senza le principesse, senza l’orco ma con tanti principini che aspettano i loro giochi.
Claudio Tommasini
 

 

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… ci ha aiutato a non esprimere giudizi …..

31 Luglio 2010

i quattro fratellini della sposa dormono indisturbati nonostante la musica ed il "barulho’ dei festeggiamenti

I ritmi della giornata a Cangumbe sono scanditi dalla natura…sembriamo immerse in un’altra epoca, in un contesto che risulterebbe troppo strano per la nostra quotidianità. La sveglia è alle prime ore dell’alba, al sorgere del sole; all’arrivo del tramonto pian piano tutto si ferma.
Di notte nel cielo c’è la luna che riesce a illuminare con la sua chiara luce tutto il paesaggio…i bambini così non smettono di correre né di giocare mentre gli adulti, davanti alle capanne, accendono il fuoco per cucinare il funji e la vita del villaggio, anche se silenziosamente, continua.
A volte il silenzio notturno viene interrotto da canti lontani che indicano un avvenimento importante, come una nascita, un funerale, un matrimonio.
La scorsa settimana siamo state invitate ad una festa di matrimonio. Per l’occasione il papà della sposa si era organizzato con musica, bevande coinvolgendo tutto il villaggio. Appena arrivate ci hanno accolto subito dentro la loro abitazione, dove stavano già dormendo sul pavimento quattro bambini. La cosa che ci ha maggiormente sorpreso è che nella confusione della festa non riuscivamo a individuare chi fosse la sposa. Quando ci è stata presentata dal padre la ragazza per la sua timidezza e la sua riservatezza non riusciva quasi a guardarci negli occhi. Nonostante l’incontro sia stato breve è scattato subito in noi il paragone con il nostro addio al nubilato, un momento in cui la sposa viene messa al centro dell’attenzione da tutte le persone care.
Questa forte differenza ci è stata poi confermata il giorno successivo, quando dopo un incontro pubblico tra il papà, la sposa e lo sposo, i parenti e gli inviati si sono incamminati verso un villaggio poco distante dove i due sposi sarebbero andati a vivere insieme.
L’aver assistito a questo avvenimento ha scatenato dentro di noi una serie di riflessioni e domande, in particolar modo riguardanti il rapporto di coppia, il modo di vivere l’amore, il senso dato al matrimonio. Ma l’essere consapevoli che esistono diverse culture, ognuna con profonde tradizioni e forte valenza, ci ha aiutato a non esprimere giudizi, a non arrivare ad una conclusione, ma a lasciare che gli interrogativi restino uno spunto di riflessione.
Caterina, Antonella, Ilaria

Caterina, Antonella ed Ilaria, tre splendide ragazze vestite della gioia di essere a Cangumbe

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