Luena 23 Marzo 2009
Con lo suardo quasi assente e molti pensieri nella testa esco dalla mia stanza, in casa mi aspetta il capocantiere dei lavori di costruzione della futura ‘Casa delle api’ (questo il nome del nostro progetto), quasi non mi accorgo della presenza di Gastão, il guardiano di notte, mi sorride a denti alterni, ricambio e poi lui inizia con la sua solita cantilena:
-L’Angola é in pace, la guerra é finita, l’Angola ha una storia!
Solitamente rido di ció, di un sorriso triste ovviamente, ma stasera piú che mai mi incuriosiscono i suoi pensieri, allora piuttosto che ripetere all’unisono il suo manifesto politico gli domando:
- Gastão cosa ricordi della guerra?
- L’Angola è in pace……….
- Fermo fermo, i portoghesi Gastão, i portoghesi..
- Non ci sono piú , sono andati via.
- Hai mai sparato Gastão?
- Si, i portoghesi sono andati via
- Hai mai ucciso Gastão?
Mi guarda carico di tutta la sua follia e poi in tono nuovo aggiunge:
- Mi mettevano un fucile in mano, non sapevo cosa stessi facendo, ma i portoghesi hanno ucciso tanti angolani…
Ho bisogno di sdrammatizzare, per quanto sia possibile, anche se tutto qui porta addosso le cicatrici della sofferenza, d’improvviso ricordo la sua storia, qualcuno me ne aveva parlato al mio arrivo, che stupida, avevo dimenticato che da bambino aveva assistito allo sterminio della sua famiglia, che era poi diventato un guerrigliero e aveva viagiato in tutta l’Africa come tale, mi carico di tutte le energie positive che posseggo e questa volta sono io a sfoggiare un sorriso quasi folle, poi comincio:
L’Angola é in pace, la guerra é finita, l’Angola ha una storia…
Le parole di Italo mi vengono alla mente, il giorno in cui Savimbi veniva ucciso e terminava la guerra in Angola, lui era qui, era il 2002, volontario tentava di ricostruire case, edifici, venuto a conoscenza della fine della guerra, si rivolse alla sua gente e disse:
- Vado via, la guerra é finita.
Lo guardarono e poi gli risposero
- È proprio ora invece che abbiamo bisogno di te, ritorneranno tutti, e aggiunsero
“ Quem ficou na mata aprendeu só a matar”
(chi é stato nella mata ha imparato solamente ad uccidere)
Con la parola mata gli angolani definiscono qualsiasi area con erba alta e alberi, quella che si incontra qui é propriamente savana, non eccessivamente alberata ma savana, è qui che Savimbi elesse il suo popolo, é qui che si nascose negli ultimi temi della sua vita, è qui che ha visto la morte: assassinio dettato dalla fame di un popolo o suicidio mosso dalla disperazione?
Una guerra che porta il marchio made in:Unione Sovietica, Cuba, Stati Uniti, Repubblica democratica del Congo, Sudafrica, forse Angola.
Fin dove arriva la cupidigia umana?
Sintetizzare in poche riche la storia dell’Angola non é affatto cosa semplice, tenterò di fare comunque uno sforzo, saltando a grandi balzi in avanti con la storia.
Nel lontano 1483 quando i portoghesi sbarcarono in Africa trovarono il regno di Manikongo, una popolo per la maggior parte di etnia bantu, approfittando delle condizioni di pace precaria che esistevano al tempo nei territori africani i portoghesi crearono nel 1574 il regno di N’gola.
Avevo premesso che avrei fatto salti di interi secoli, e cosí farò, non è indispensabile conoscere tutte le vicissitudini del periodo coloniale ma alcune questioni segnano per sempre la storia di un popolo: il regno di N’gola fu uno dei paesi maggiormante segnato dalla tratta degli schiavi, si considera che dal 1574 ala fine del XIX secolo siano stati deportati verso le coste brasiliane oltre 3 milioni di persone, nonostante il commercio di schiavi fosse terminato nel 1830.
Beh con le date i portoghesi qui in Angola non hanno mai avuto dei buoni rappori, non è solo quella della abolizione della schiavitù a non venire rispettata, ma anche il processo di decolonizzazione messo in atto all’indomani della Seconda Guerra Mondiale non fu tenuto in considerazione e l’Angola continuò ad essere considerata quale colonia portoghese.
Già solo queste poche notizie stimolano il pensiero, inducono a generare riflessioni, e la politica qui non c’entra niente, per il momento.
Sicuramente il periodo coloniale dell’Angola è stato ben differente da quello delle altre colonie africane, una tratta dei “negri” senza remore alcune, persone considerate al pari di animali, sulle quali è facile imporre il marchio del diritto di proprietà, l’arrivo in Brasile poi riservava non poca crudeltà e la vendita al mercato del Pelurinho di Salvador da Bahia non era affatto il momento peggiore della vita di uno schiavo angolano.
Sta di fatto che quando il Portogallo rifiutò di cedere l’indipendenza all’Angola, questa si alzò in piedi, e a mio avviso (e qui sicuramente c’entra le mia personalissima visione politica degli equilibri mondiali) anche se zoppicando a causa della poliomelite che imperversa in queste zone, alla fine se lasciata sola avrebbe potuto farcela, ma la storia non andò così.
Semplificando, ma davvero molto, in Angola si crearono tre movimenti per l’indipendenza, ma solo due scrissero il destino di questa terra:
Il primo l’MPLA , il Moimento Popular de Libertaçáo de Angola fu fondato da Agostinho Neto, è il partito attualmente al potere, nato dall’ideologia marxista ora di impronta social-democratica, accetta il libero mercato; l’altro schieramento era rappresentato dall’UNITA, União Nacional para a Indipendência Total de Angola, guidato da Jonas Malheiro Savimbi leader indiscusso fino al giorno della sua morte.
I due partiti non raggiunsero mai accordi politici e non arrivarono uniti all’indipendenza, piuttosto si crearono due governi: quello di Neto con sede a Luanda; quello di Savimbi ad Huambo. In poco tempo l’ MPLA ricettevette riconoscimenti mondiali, ma Savimbi non ea affatto intenzionato a cedere la presidenza totale al suo avversario, neanche quando Agostinho Neto morì e gli succedette l’attuale presidente in carica José Eduardo dos Santos.
Dal 1976 al 2002 fu la guerra!
A chi interessa sapere quanti morirono da un lato quanti dall’altro, a chi preme conoscere l’avanzamento di una fazione piuttosto che l’altra? Quello che interessa è che ci furono ventisei anni di scontri armati. Ventisei anni? Come puó un popolo appena uscito da un’epoca coloniale, che non aveva consentito l’emancipazione del “negro” né tanto meno del creolo affrontare ventisei anni di conflitto?
E qui mi sia concesso spiegare ventisei anni con un susseguirsi di parole senza nessi grammaticali ma unite da litri di sangue e di denaro sporco:
Agostinho Neto, MPLA, José Eduardo dos Santos, Unione Sovietica ,Cuba, PETROLIO, Jonas Malheiro Savimbi, UNITA, Stati Uniti, Sudafrica, Congo, DIAMANTI.
Solo per dare un’idea:
L’UNITA cominciò a produrre diamanti su larga scala solo alla fine degli anni ’80, il valore della sua produzione passò da 4 milioni di dollari nel 1984 a 14 milioni nel 1989. Si consideri che negli anni dal 1994 al 1997, l’esportazione di diamanti dell’UNITA
rappresentava il 10% di tutta la produzione mondiale, e permetteva all’ UNITA di comportarsi come uno stato indipendente.
Ma esiste davvero un mercato di diamanti cosí grande? Magari non è poi così diffuso, magari al 2002 l’offerta superava di gran lunga la richiesta, magari questa è solo una mia personalissima riflessione…………..
Valeria Pennella
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