Una giornata a Cangumbe

La sveglia è presto al mattino,in Italia raramente mi sveglio così, alle 5,30-5,40 la sveglia squilla e mi riporta dal mondo dei sogni a quello della mia stanza a Cangumbe.
Bisogna vestirsi per andare in cucina…fa freddo, chi può pensare che in giugno in un villaggio dell’Africa,un uomo del nord come me che vengo da Trieste abbia freddo.
Cucina, acqua sul fuoco per il the, tutte le cose che si fanno al mattino e poi piano piano una nuova giornata africana inizia.
Fa freddo, Massimo è con due maglioni, io resisto con una felpa sulla veranda, al rito mattutino della sigaretta.
Aspettiamo l’arrivo di Fiorentino, il capo-mastro- che farà-mata bicio-colazione con noi e faremo il punto della giornata.
Devo andare al fiume con Albano-traduttore ed apicoltore-,mi faccio un caffè,abitudine italiana dura a morire,
Tra un attimo dovrebbe arrivare Francisca-cuoca-e quindi preparo farina e lievito per il pane fresco, e tutto il necessario per il pranzo.
Oggi riso con una salsetta che mi sono inventato con l’avogado….ne abbiamo un albero pieno nel nostro giardino della casa dei volontari…bisogna mangiarli!!! Prima non erano maturi ed ora in pochi giorni sono tutti pronti.
Avocado tagliato a pezzetti, cipolla, aglio, un poco di olio d’oliva, sale…peperoncino a volontà..salsa pronta ed anche il pranzo.
Vado alla casadella Api e saluto la poca di gente che incontro per strada, il saluto è importante in Angola, tutti quelli che incontri ti dicono, buongiorno, e dovresti fermarti a parlare con loro almeno un “come hai passato la notte” è d’obbligo, si vede che il tempo scorre diversamente a queste latitudini.
I locali quando si incontrano si fermano a parlare almeno 5-10 minuti, è un piacere sentirli anche se capisco solo un paio di parole che si dicono, parlano in cwoke, la lingua locale.
Comunque arrivo alla casa e parlo un poco con i nostri lavoratori, organizzo al meglio la giornata, divido i compiti.
C’è da finire la scalinata frontale, iniziare quella sul retro, piastrelle nei bagni, Antonio-carpentiere in ferro-mi chiede spiegazioni sulle inferriate delle finestre, faccio il conto dell’acqua che ci rimane….torno alla casa e poi si parte per il fiume.
Si fa sera, la giornata da fredda, al mattino, con il cessare del vento è arrivata ad essere calda in certi momenti afosa ed ora, sonole 17.00, si ritorna verso casa stanchi di una giornata di corse, il sole sta calando.
Passando per strada vedo, un piccolo campo di calcio con dei bambini che giocano, sulla strada principale altri ne occupano tranquillamente il centro e giocano nella sabbia, la stanchezza passa, ti fermi a guardare, il cuore si riempie di gioia a vedere quanta vita c’è ancora il quelle gambe striminzite che corrono dietro la palla, il sole che cala dietro fa da cornice con la capanna a questo spettacolo e sai di aver passato un’altra incredibile giornata in Africa. di Claudio Tommasini