Luena 12 Aprile 2009—Pasqua

Emozioni, sensazioni, sorprese, preghiere, si chiude oggi una settimana intensa, piena, soprattutto di noi.

Da dove cominciare a descrivere questi meravigliosi sette giorni…… da qui:

i bambini del Moxico non piangono, i bambini del Moxico si sentono forti, protetti, i bambini del Moxico sanno di essere la ricchezza delle loro mamme.

Per strada le donne, le giovani e le non, camminano portando legati alle spalle i loro piccoli che come scimmiette si aggrappano sostenuti da un panno cinto ad arte sui fianchi di coloro che gli hanno dato la luce, e felici di aver ottenuto un passaggio che durerà anni osservano il mondo.

Ci sono studi e riceche effettuati nei paesi sviluppati che sostengono che la prossimità fisica del bambino alla mamma aiuti a crescere in lui un senso di fiducia e di tranquillità, non so come sia ma il legame madre figlio qui va al di là di un semplice marsupio.

Guardo ammirata, stamane in chiesa, ieri notte e sempre, la cura che le mamme, a volta appena ragazzine ripongono nell’educare e crescere i loro figli, sono sempre presenti, sempre vigili, sempre dolcissime, illuminando col loro amore semplici gesti, semplici carezze o sguardi che vicendevolmente si concedono.

Il Moxico è la terra dei sentimenti espressi, non è difficile incontrare per strada ragazzini che si tengono per mano o che si fanno una carezza, padri e figli, anche non piú tanto piccini che si scambiano teneri affetti.

Nel Moxico non esiste la parola ‘diverso’, le menomazioni fisiche non sono consideate tali, essere una giovane ragazza inferma del Moxico, mancante di un braccio o di una gamba, significa assolutamente non badare alla differenza, essere stati storpiati dalla poliomelite non ti impedirà di sposare un giovane aitante e bellissimo, a volte ho quasi l’impressione che in questa terra le persone siano capaci di vedere quella che sei, al di là dell’aspetto fisico.

Giovedì Maria José Flavia e Felicidade si sono svegliate presto per caricare il pick-up, le attendevano tre giorni di preghiera e di oratorio in un villaggio distante 300 km da qui, piú o meno sei ore di viaggio fra elicotteri abbattuti, carriarmati e terreni minati. Ci siamo salutate, poi Maria José mi ha lasciato un pacchetto nelle mani, conteneva una preghiera e un crocifisso intrecciato da lei la sera precedente usando le cortecce del legno utilizzato in settimana pe costruire un odjango.

 Alcune cose non hanno prezzo, lasciamo la nosra famiglia per andare lontano, ma ci rendiamo conto nel cammino che quella alle nostre spalle era ed è solo una piccola parte di una piú grande famiglia sparsa nel mondo.

 

Valeria Pennella